20 € per la nuova carta di identità elettronica

Massimo Scambelluri

Terminata la fase di sperimentazione, la carta d’identità dal 1° gennaio 2008 dovrà obbligatoriamente commutarsi in tessera magnetica, in applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 ottobre 1999. Gli aspetti tecnici di un progetto in ritardo di due anni sono stati definiti nel decreto del Ministero dell’Interno dell’8 novembre 2007. La Carta d’Identità Elettronica (C.I.E.), prodotta dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, è un documento di riconoscimento che andrà a sostituire tutti i dati identificativi e le informazioni ufficiali relative ad ogni singola persona, per dimensioni e funzioni molto simile ad un bancomat. Il documento di riconoscimento di cui tutti i cittadini dovranno dotarsi consisterà in una card con una banda a lettura laser ed un microprocessore. Nella prima saranno inseriti i dati identificativi, mentre il microprocessore assolverà alle funzioni di Carta Nazionale dei Servizi, garantendo l’autenticazione in rete e l’erogazione di determinati servizi telematici messi a disposizione dalle pubbliche amministrazioni. Sarà inoltre possibile installare sulla nuova card la firma digitale, per cui però si attendono ancora le indispensabili precisazioni in merito da parte del Ministero dell’Interno, soggetto predisposto al controllo dell’intera operazione di rilascio della C.I.E. Il nuovo documento potrà contenere anche dati biometrici, nello specifico l’impronta digitale. Questo non significherà creare una banca dati dei ‘polpastrelli’; semplicemente, il cittadino fornirà la propria impronta, che sarà trasformata in un “template” numerico (cioè una rappresentazione dell’impronta tradotta in numeri) inserito sulla tessera. Proprio perché, per problemi di privacy, non esisterà un archivio delle impronte, il riconoscimento presupporrà la lettura del dato biometrico registrato sulla card e la contemporanea scansione, su un apposito lettore, del polpastrello del titolare della tessera. Le modalità per l’ottenimento del nuovo documento di riconoscimento sono le stesse previste sinora per il rilascio della vecchia carta d’identità: bisognerà recarsi presso il proprio comune di residenza con documento di riconoscimento valido e fotografia in formato tessera. Con il rilascio della carta, il cittadino avrà tre codici personali segreti: il PIN, sequenza di numeri personali e segreti; il PUK, codice di sblocco del PIN nel caso di sbagliata digitazione dello stesso per tre volte consecutive; ed infine il CIP, per impedire l’uso del proprio PIN ad altri, in caso di smarrimento e furto, al fine di garantirne la privacy. Il passaggio dal cartaceo al digitale costerà 20 euro più 5,42 euro per i diritti di segreteria, prezzo stabilito con un decreto dal Ministero dell’Economia, pari alle spese per la produzione e la spedizione del documento. Un ulteriore servizio previsto per i cittadini dal decreto è la C.N.S. (Carta Nazionale dei Servizi). Si tratta di una carta a microprocessore che ha le stesse caratteristiche informatiche della C.I.E. (struttura del microprocessore e software), ma non possiede le proprietà di sicurezza fisiche (banda ottica e ologrammi di sicurezza) tipiche di un documento di riconoscimento a vista. L’assenza di questi requisiti consente una diffusione indipendente dal rinnovo delle carte d’identità. Tra le prestazioni garantite: l’invio della dichiarazione dei redditi; il pagamento dei servizi scolastici; la richiesta di cambio di residenza; i versamenti per la tassa sui rifiuti… Desta sicuramente dubbi il fatto che un decreto del 1999, rallentato ‘ufficialmente’ nella sua attuazione dal cambio di Governo del 2006, non sia ancora pienamente operativo ed a regime; dubbi avvalorati ancor di più dalla stima delle cifre: sinora sono stati rilasciati solo 2,5 milioni di C.I.E., quasi la stessa cifra di fine 2005, e 15 milioni di C.N.S., contro i 9,3 milioni di due anni fa. Spontaneo domandarsi come farà l’attuale Governo a rispettare la scadenza del 31 dicembre prossimo, quando l’accesso ai servizi online degli enti pubblici dovrebbe avvenire, sempre secondo decreto, solo tramite C.I.E. e C.N.S.