Afghanistan, l’Italia rafforza il fronte

Tiziana Montalbano

Più truppe e mezzi da combattimento, elicotteri e nuovi team di istruttori per le forze afghane. L’Italia definirà con gli altri alleati i dettagli del rafforzamento del fronte afgano alla “Force generation conference” che si terrà il 7 dicembre al quartier generale della Nato di Mons (in Belgio) ma alcune indiscrezioni consentono di anticipare la composizione e i compiti del migliaio di militari destinati all’Afghanistan. Molto probabilmente il nuovo impegno porterà a un aumento della spesa complessiva per le missioni all’estero (1,5 miliardi nel 2009). Da un lato i costi per i rinforzi verranno compensati dal ritiro nei prossimi mesi di circa 1.500 soldati da Kosovo, Bosnia e Libano che consentirà nel 2010 risparmi per circa 150 milioni di euro. Dall’altro però mille soldati in più in Afghanistan comportano costi più alti di quelli sostenuti in teatri operativi più tranquilli. I rinforzi che si aggiungono ai 2.800 militari e 29 velivoli schierati a Herat (al costo di 600 milioni di euro bel 2009), includeranno un ulteriore contributo alla Nato Training Mission che cura l’addestramento delle forze di sicurezza afgane aggiungendo alcuni team di consiglieri militari e un centinaio di carabinieri ai 150 che già si occupano di assistere la polizia locale. In arrivo anche un nuovo battle-group, il quarto reparto da combattimento schierato dall’Italia in Afghanistan. Si tratterebbe di un battaglione dotato anche di mezzi pesanti composto da due compagnie di bersaglieri della brigata Garibaldi con cingolati Dardo e da una compagnia della brigata Pinerolo, la prima a disporre dei nuovi blindati ruotati Freccia. L’invio di questi mezzi, al loro battesimo del fuoco, era stato anticipato in luglio dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e risulta gradito anche all’industria della difesa. Mezzi pesanti adatti a operare in campo aperto che sembrano confermare il dispiegamento del nuovo battle-group italiano nella provincia di Farah dove già è schierato uno dei tre battaglioni italiani. Un’ipotesi alla quale ha accennato anche La Russa che ieri ha parlato di «delineare la nostra presenza in una gestione interamente italiana» nella zona ovest del Paese, anche «nella parte più marginale di quella zona dove ora ci sono gli inglesi e gli americani». Un chiaro riferimento ai distretti meridionali di Farah passati sotto il controllo dei marines in primavera. Farah costituisce poi un importante banco di prova in vista della prossima offensiva anglo-americana nella confinante provincia di Helmand da dove è previsto che i talebani cerchino scampo proprio nel settore italiano. Il rafforzamento del dispositivo militare italiano dovrebbe includere anche il potenziamento della Task Force 45 delle forze speciali e l’arrivo di alcuni elicotteri multiruolo AB-205 e da trasporto CH-47.