Dopo 40 anni di servizio il Prefetto della Rocca va in pensione

redazione

Il Prefetto Fulvio della Rocca Vice Capo della Polizia, dopo oltre 40 anni di servizio nell’Amministrazione dell’Interno, lascia per raggiunti limiti d’età.

Napoletano, coniugato e padre di due figli, nonno,  il Prefetto Fulvio della Rocca è definito dai suoi più stretti collaboratori  uno "sbirro vero",  e dai media “il poliziotto social”, perché non è stato solo un grande investigatore ed esperto di ordine pubblico, ma anche molto attento ai cambiamenti e alle tecnologie; ha traghettato la Questura e la Prefettura  nella comunicazione 2.0, aprendo profili Facebook e Twitter,  e  in tutte le città dove ha lavorato, dicono di lui che sia prima un grande uomo, piuttosto che un  grande Questore e Prefetto.

Conosciuto ed apprezzato in tutta Italia ed anche all’estero, appartiene anche lui alla fantastica "Squadra del 1975",  quella generazione di giovani che vincono in quell’anno il concorso per Commissario di Polizia e faranno poi la storia della stessa Polizia di Stato.

Due di loro diverrano infatti "Capi", Antonio Manganelli e Alessandro Pansa, mentre altri due come Della Rocca saranno "Vice". 

Altri, purtroppo, con eguali  doti e qualità da vertice non ce l’hanno fatta,  perchè colpiti dalla mafia e dal terrorismo, Cassarà e Albanese.         

Il Prefetto Della Rocca ha iniziato la carriera da Commissario a Mantova, per poi spostarsi al Sud, Gioia Tauro e Reggio Calabria, per risalire a Bologna; nel 2001 la nomina a  Questore ad Agrigento, a cui seguiranno  Ravenna, Pisa, Venezia, e infine a Roma, per poi tornare a Ravenna da Prefetto della città, e concludere il brillante percorso professionale da Vice Direttore Generale della P.S.- Direttore Centrale della Polizia Criminale, e il suo percorso è stato sempre caratterizzato dai medesimi obiettivi: la sicurezza dei cittadini ed il benessere del personale.

E proprio per il suo grande equilibrio è stato scelto per dirigere tutti gli Uffici Interforze della Polizia Criminale italiana, dove tra l’altro ha implementato e sollecitato il lavoro sugli osservatori sui furti di rame e sugli atti discriminatori, e ha focalizzato l’attenzione  sulle relazioni e la cooperazione internazionale, concludendo importanti accordi bilaterali con diversi collaterali di Polizie estere che hanno portato alla cattura ed al rimpatrio di diversi latitanti (390 nel periodo della sua direzione) primo fra tutti il camorrista Pasquale Scotti, “Pasqualino ‘O Collier” personaggio di spicco della camorra ‘cutoliana’ individuato e arrestato in Brasile dopo quasi 31 anni di latitanza.