Gdf: Firenze: scoperto uno smaltimento abusivo di rifiuti tossici per oltre 80.000 tonnellate

Emidio Lasco

Sono 250 i militari della Guardia di Finanza impegnati ieri mattina in varie località della Toscana, del Veneto e della Campania per eseguire alcune misure cautelari nei confronti di una ramificata organizzazione di imprenditori che – dal 2013 a oggi – ha smaltito illegalmente qualcosa come 80.000 tonnellate di rifiuti speciali di provenienza industriale.

L’operazione – denominata “Demetra” – è stata condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Firenze sotto il diretto coordinamento del Tribunale del capoluogo toscano e della locale Direzione Distrettuale Antimafia, ed ha altresì comportato il sequestro di disponibilità finanziarie nonché beni mobili e immobili per 7 milioni di euro; somma ritenuta dagli inquirenti il diretto profitto dell’illecita attività di smaltimento realizzata dai responsabili.

Complessivamente sono 31 i soggetti indagati a vario titolo nell’inchiesta che ha messo in luce una lunga serie di crimini ambientali, i cui principali responsabili sono 6 imprenditori tutti operanti nel settore del trattamento di rifiuti speciali e che con le loro condotte illecite, tra l’altro, avevano realizzato una concorrenza sleale nei confronti delle aziende che operano nel rispetto delle regole.

L’operazione, che aveva preso avvio 2 anni fa, ha visto la collaborazione degli agenti del Corpo Forestale dello Stato e dei tecnici dell’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) impegnati nell’analisi chimica dei campioni di terreno e di acqua interessati dal clandestino sversamento dei rifiuti.

Grazie alla scellerata connivenza di alcuni proprietari terrieri delle zone di Peccioli (PI), Palaia (PI) e Montaione (FI), i responsabili hanno riversato su alcuni appezzamenti agricoli fanghi tossici derivanti da lavorazioni industriali che invece dovevano essere trattati dai depuratori.

In un altro caso, invece, un’azienda specializzata aveva addirittura fatto sparire in un inceneritore migliaia di tonnellate di rifiuti provenienti dalla lavorazione della carta (c.d. “pulper”), tra l’altro contente sostanze particolarmente inquinanti come plastica e polistirolo, anziché trattarli come previsto dalla vigente normativa, il tutto attraverso una fittizia documentazione che ne attestava il regolare ciclo di trattamento.

Secondo gli inquirenti, le aziende coinvolte erano collegate ad aziende campane gravitanti nell’orbita del pericoloso clan camorristico dei “Casalesi”, il che spiega anche i loro modus operandi tipici di chi per lungo tempo ha avvelenato l’aria e i terreni di numerose zone della Campania.

I profitti realizzati dai responsabili sono dunque stati enormi, come enorme è stato il danno ambientale causato, per la cui scoperta la Guardia di Finanza fiorentina è dovuta ricorrere agli aerei del Comando Aeronavale del Corpo che, sorvolando a quote ben più alte rispetto a quelle raggiungibili dagli elicotteri, hanno dimostrato senza poter essere scoperti il progressivo deterioramento delle zone boschive e lacustri che erano state interessate dai loschi affari di questo gruppo di “eco-criminali”.