GdF: sgominata una “holding del falso” Partenopea

Emidio Lasco

Una vera e propria “holding del falso”, pronta a invadere centinaia di migliaia di scarpe recanti il finto marchio “Hogan” le piazze del turismo estivo tra il Lazio e la Campania.

Questo è il tema dell’ultima operazione che i finanzieri del Comando Provinciale di Roma, in collaborazione con i colleghi del Comando Provinciale di Napoli, hanno condotto nell’hinterland partenopeo ove, tra il capoluogo campano e i comuni di Villaricca, Afragola e Casoria, hanno scoperto 5 opifici e 6 depositi clandestini all’interno dei quali venivano prodotte e stoccate le scarpe contraffatte.

Nel caso specifico i contraffattori, forti della loro posizione dominante sul mercato conquistata con una produzione di qualità, si erano dedicati alla produzione di scarpe “Hogan” della richiesta collezione “Interactive”, che poi piazzavano in commercio ad un prezzo corrispondente a 1/5 rispetto ai modelli originali.

L’operazione – denominata dagli investigatori “Active Shoes” – aveva preso avvio da un precedente sequestro di merci contraffatte operato dai finanzieri del Gruppo Fiumicino, grazie al quale i militari delle fiamme gialle sono poi riusciti a risalire all’intera filiera produttiva dalla quale provenivano, nonché di accertare ruoli e responsabilità del sodalizio criminoso che l’aveva messa in piedi facendogli fruttare sostanziosi guadagni.

Facendo irruzione nei vari locali i finanzieri si sono trovati di fronte ad una realtà industriale nella quale operavano ben 28 persone, ognuna delle quali altamente specializzata nel settore calzaturiero e che, tra l’altro, si avvalevano di un centinaio di macchinari di prim’ordine nonché di numerosissimi stampi in grado di riprodurre fedelmente il marchio da falsificare.

Un vero polo industriale occulto dunque, ma organizzato in grande stile secondo una precisa logica che prevedeva siti produttivi affiancati da magazzini di stoccaggio e smistamento delle merci contraffatte, il tutto per un volume d’affari illegale che le fiamme gialle stimano in alcune centinaia di migliaia di euro, per di più corredato da una consistente frode fiscale e da uno smaltimento fraudolento di rifiuti industriali provenienti dai processi di lavorazione.