Governo Renzi affida ad Adriano Sofri la riforma penitenziaria italiana

redazione

E’ Adriano Sofri, il leader di Lotta Continua condannato a 22 anni di carcere (ma da tempo in libertà) quale mandante dell’omicidio del Commissario di Polizia Luigi Calabresi avvenuto a Milano nel 1972, uno degli ‘esperti’ chiamati dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando per riformare il sistema penitenziario italiano.

Prendiamo atto con favore che Adriano Sofri ha rinunciato all’incarico di coordinatore del tavolo tecnico istruzione, cultura, sport decretato con atto ufficiale del Ministro della Giustizia del 19 giugno scorso. Restiamo convinti che una persona condannata a 22 anni di carcere con più sentenze passate in giudicato quale mandante dell’omicidio del Commissario di Polizia Luigi Calabresi avvenuto a Milano nel 1972 sia la meno indicata per presiedere un tavolo istituzionale sulla riforma dell’esecuzione penale. Resta inteso che le fesserie di cui parla Sofri non possono essere certo i dati oggettivi forniti sulla sua nomina ministeriale, avvenuta per decreto, ma evidentemente quelle ricostruzioni o quelle giustificazioni che non reggono con la realtà oggettiva delle cose. Il decreto ministeriale firmato da Orlando è chiaro, come è chiara la norma che prevede espressamente che ai coordinatori dei tavoli tecnici compete il ‘rimborso delle spese documentate’. Non c’è scritto che si tratta di consulenza a titolo gratuito, insomma, e sono financo indicati i capitoli dl Bilancio del Ministero della Giustizia sui quali far gravare le spese”.

E’ quanto dichiara il Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Donato Capece commentando la rinuncia di Adriano Sofri all’incarico sulla riforma penitenziaria conferitagli dal Ministro della Giustizia Orlando .

“Rimaniamo comunque perplessi che sia stato indicato Adriano Sofri (e vorremmo capire perché e da chi) e rileviamo che sugli Stati Generali del carcere, a parlare di esecuzione penale e penitenziaria, nel decreto ministeriale firmato da Orlando, siano presenti autorevoli magistrati, giuristi, architetti, qualche immancabile ex parlamentare ma nessuno, ripeto, nessuno appartenente alla Polizia Penitenziaria, che sono poi quelli che il carcere lo vivono sulla propria pelle 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno”.