Relazione Efsa-Ecdc: batteri sempre più resistenti agli antimicrobici

Riccardo Fraddosio

Si riducono le possibilità di curare le infezioni veicolate da alimenti. È quanto emerge dall’ultima Relazione Efsa-Ecdc sulla resistenza agli antimicrobici in batteri zoonotici e indicatori provenienti da esseri umani, animali e alimenti nell’Ue. Secondo i dati relativi al 2013, “isolati multi-resistenti” di Salmonella continuano a diffondersi in tutta Europa. La resistenza della Salmonella ad antimicrobici di uso comune è stata rilevata molto spesso in esseri umani e animali. La multi-resistenza (cioè la resistenza a più antimicrobici) sarebbe elevata sia negli esseri umani (31,8%) che nei polli da carne (56%), nei tacchini (73%) e nei suini da ingrasso (37,9%). In alcuni Stati membri è stato segnalato anche un aumento della resistenza alla ciprofloxacina, un antibiotico di primaria importanza, in isolati di Campylobacter: secondo la relazione, questo “implica che le opzioni di trattamento per infezioni gravi da tali batteri zoonotici siano ridotte” (fonte: www.efsa.europa.eu). Secondo Mike Catchpole, esperto scientifico dell’Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), "gli elevati livelli di resistenza ai fluorochinoloni (farmaci ad uso locale di origine sintetica, Ndr) osservati in isolati di Campylobacter sia da esseri umani sia da polli da carne sono motivo di preoccupazione, visto che una gran parte delle infezioni umane da Campylobacter trae origine dalla manipolazione, dalla preparazione e dal consumo di carne di pollo. Tali elevati livelli di resistenza riducono le opzioni possibili per trattare efficacemente le infezioni umane gravi da Campylobacter”. In Campylobacter jejuni, più del 50% degli isolati sia umani sia da pollo si sono mostrati resistenti (insieme al 35,8% nei bovini).

Dallo studio Efsa-Ecdc emergono anche alcune note positive. Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), la co-resistenza ad antimicrobici di importanza primaria per Salmonella e Campylobacter resterebbe molto bassa. Apre inoltre nuovi scenari l’innovativo utilizzo dei criteri di letture e interpretazione dei dati. "I risultati sulla resistenza agli antimicrobici in esseri umani, animali e alimenti sono ora meglio confrontabili. E questo è un passo avanti nella lotta contro la resistenza agli antimicrobici ", ha spiegato Marta Hugas, responsabile del dipartimento “Valutazione del rischio e assistenza scientifica” dell’Efsa.