Busto Arsizio, follia in carcere: detenuto da in escandescenza, si lesiona gravemente il corpo e poi aggredisce agenti di Polizia Penitenziaria

redazione

Si è sfiorata la tragedia mercoledì scorso nel carcere di BUSTO ARSIZIO.
“Colpa e conseguenza della protesta sconsiderata e incomprensibile di un detenuto che si è prima gravemente lesionato il corpo e poi ha aggredito quattro poliziotti penitenziari, il più grave dei quali ha avuto 30 giorni di prognosi”, spiega Alfonso GRECO, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria. “L’uomo, un detenuto straniero, ha prima minacciato un Agente di servizio, poi si è lesionato gravemente il corpo e, una volta accompagnato in Infermeria, in palese stato di alterazione ed agitazione, si è scagliato con violenza contro diversi poliziotti penitenziari, che sono poi ricorsi alle cure del pronto soccorso. Significativi i giorni di prognosi refertati, 30, 17, 10 e 7 giorni. Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti nonostante tutto con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari, nonostante la situazione fosse diventata allarmante proprio per la Polizia Penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici. A loro va la solidarietà del SAPPE”.
E’ netta la denuncia del leader nazionale del SAPPE: “Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Lo diciamo da tempo, inascoltati: la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, dall’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, dalla mancanza di personale – servono almeno 8.000 nuovi Agenti rispetto alle necessità, ed invece sono state autorizzate solamente 305 nuove assunzioni… -, dal mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento?”.
Capece sottolinea: “Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso. Sono state tolte, ovunque, le sentinelle della Polizia Penitenziaria sulle mura di cinta delle carceri, e questo è gravissimo. I vertici dell’Amministrazione Penitenziaria e quelli della Giustizia Minorile e di Comunità hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto sono decuplicati eventi gli eventi critici in carcere”, conclude il leader del SAPPE. “Se è vero che il 95% dei detenuti sta fuori dalle celle tra le 8 e le 10 ore al giorno, è altrettanto vero che non tutti sono impegnati in attività lavorative e che anzi trascorrono il giorno a non far nulla. Ed è grave che sia aumentano il numero degli eventi critici nelle carceri da quando sono stati introdotti vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e queste sono le conseguenze. E coloro hanno la responsabilità di guidare l’Amministrazione Penitenziaria dovrebbero seriamente riflettere sul loro ruolo dopo tutti questi fallimenti”.