Carceri: il Segretario Generale Sappe visita le strutture di pena della Calabria

Roberto Imbastaro

“La Calabria è la Regione d’Italia nella quale sono detenute complessivamente oltre 3mila persone nei 12 penitenziari regionali che hanno complessivamente una capienza regolamentare di poco superiore ai 1.800 posti letto. La mia presenza qui vuole essere testimonianza di vicinanza del Primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, ai disagi quotidiani delle colleghe e dei colleghi in servizio in Calabria”.

A dichiararlo è Donato CAPECE, Segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE – il primo e più rappresentativo della Categoria –, che da oggi è in Calabria in visita agli agenti di Polizia penitenziaria in servizio nelle carceri di Catanzaro, Paola, Castrovillari e Rossano con il Segretario Generale Aggiunto SAPPE Giovanni Battista Durante ed il Segretario Nazionale Damiano Bellucci. In programma anche l’incontro dei quadri sindacali SAPPE di tutta la Regione.

“Fino ad oggi la drammatica situazione determinata dal sovraffollamento è stata contenuta principalmente grazie al senso di responsabilità, allo spirito di sacrificio ed alla grande professionalità del Corpo di Polizia Penitenziaria”, prosegue. “Ma queste sono condizioni di logoramento che perdurano da mesi e continueranno a pesare sulle donne e gli uomini della Polizia penitenziaria in servizio negli Istituti di Pena della Calabria per molti mesi ancora se non la si smette di nascondere la testa sotto la sabbia. Le misure recentemente approvate dal Governo per contrastare il sovraffollamento penitenziario potrebbero cambiare in meglio la situazione complessiva. Oggi 1.545 degli oltre 3mila detenuti presenti in Calabria sono in attesa di un giudizio definitivo: e l’effetto più concreto che si otterrà con la legge fortemente voluta dalla Ministro Guardasigilli Severino è quello di ridurre la tensione detentiva determinata dal numero di persone che transitano per le strutture carcerarie per periodi brevissimi, Evitare cioè il meccanismo delle ”porte girevoli”, cioè gli ingressi e le uscite dal carcere per soli pochi giorni: si stima, infatti, che ogni anno oltre 20 mila persone entrano ed escono dagli istituti penitenziari nell’arco di tre giorni. Iniziative, dunque, importanti, ma che da sole non posso bastare a risolvere l’emergenza carceri”.

Il SAPPE ritiene che il Governo debba attivarsi per l’espulsione dei detenuti stranieri. "Oggi nelle carceri italiane abbiamo una percentuale di detenuti stranieri del 36%: parliamo di più di 24mila ristretti. Questo accentua – per le difficoltà di comunicazione e per una serie di atteggiamenti troppo spesso aggressivi – le criticità con cui quotidianamente devono confrontarsi le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria. Si pensi, ad esempio, agli atti di autolesionismo in carcere, che hanno spesso la forma di gesti plateali, distinguibili dai tentativi di suicidio in quanto le modalità di esecuzione permettono ragionevolmente di escludere la reale determinazione di porre fine alla propria vita. Le motivazioni messe in evidenza sono varie: esasperazione, disagio (che si acuisce in condizioni di sovraffollamento), impatto con la natura dura e spesso violenta del carcere, insofferenza per le lentezze burocratiche, convinzione che i propri diritti non siano rispettati, voglia di uscire anche per pochi giorni, anche solo per ricevere delle cure mediche. Ecco, queste situazioni di disagio si accentuano per gli immigrati che per diversi problemi legati alla lingua e all’adattamento pongono in essere gesti dimostrativi.” Il SAPPE ritiene che il Governo debba dunque " avviare rapidamente le trattative con i Paesi esteri da cui provengono i detenuti – a partire da Romania, Tunisia, Marocco, Algeria, Albania, Nigeria – affinchè scontino la pena nei Paesi d’origine, modificando anche l’attuale legislazione che prevede il paradosso del consenso delle persone interessate".