Carceri, in 2 anni 20mila posti in più

Paola Fusco

  Realizzare in meno di due anni prigioni civili per 20 mila posti”: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha scelto la festa del Pdl di Benevento per un annuncio che mette fine agli indugi sul piano carceri. Il premier ha detto che in questo modo l’Italia ”tornerà a essere uno Stato civile”. L’argomento, ha spiegato Berlusconi, sarà definito mercoledì prossimo insieme con il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Come ha detto più volte nelle sue visite nelle
zone abruzzesi devastate dal terremoto, per le carceri sarà adottato lo stesso modello che ha portato in sei mesi a consegnare le nuove abitazioni agli sfollati in seguito al sisma. Dunque, per il piano – che secondo i sindacati della polizia penitenziaria si era trasformato in una chimera per i continui rinvii – si passa dalle parole ai fatti. Pochi giorni fa, rispondendo alla Commissione Giustizia della Camera, il Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta, nominato commissario straordinario per l’edilizia, aveva detto che ”per un piano edilizio che permetta di stabilizzare il sistema e creare 17-18 mila posti detentivi in più, ci sono costi rilevanti orientativamente intorno a 1 miliardo e 600 milioni di euro”. Il premier rilancia e parla di tremila posti in più. L’impegno di spesa, stando agli addetti ai lavori, dovrebbe aggirarsi sui due miliardi di euro. Nel gennaio scorso, quando Alfano illustrò gli obiettivi del piano, fu detto che gli interventi avrebbero seguito tre filoni: la costruzione di nuove strutture, la realizzazione di padiglioni da annettere alle strutture esistenti, la ristrutturazioni delle strutture vecchie e fatiscenti. Le indiscrezioni circolate in questi giorni indicano una novità rilevante: sei o sette strutture “leggere” da realizzare da nord a sud nelle grandi aree metropolitane destinate a ospitare gli arrestati e detenuti con pene di lieve entità. Le carceri “leggere” avranno 400-500 posti e sorgeranno nelle città in cui è maggiore il flusso di detenuti in entrata e in uscita. L’altro punto è che il progetto non riguarda solo l’edilizia ma ridisegna la ”filosofia” del sistema penitenziario prevedendo un intervento per adeguare il personale con cinquemila nuovi agenti. Più che aumento di organico, si tratta di rimettere a posto le cose visto che l’organico della polizia penitenziaria è fissato per legge a 45.121 unità e oggi gli agenti in servizio sono all’incirca 40 mila. Nel nominare Ionta commissario, Alfano spiegò che il governo avrebbe attinto ai fondi della ”Cassa delle ammende”, (su cui giacciono circa 170-180 milioni di euro destinati a progetti di reinserimento dei detenuti), alla ”corsia preferenziale che consente l’accesso ai fondi previsti dal decreto anticrisi” e ”al ricorso a finanziamenti privati”. Lo scorso maggio la questione è stata discussa da Alfano con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e il presidente dei Costruttori (Ance) Paolo Buzzetti. E’ scettico Leo Beneduci, segretario dell’Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria. ”Dove troverà il Governo i soldi per realizzare il piano e gli agenti per adeguare gli organici? – osserva -. Sull’organico c’è un fraintendimento di fondo: delle cinquemila unità in meno il 60 per cento è dovuto a carenze relative a concorsi interni e non ad assunzioni dall’esterno. Ci vorrebbe un aumento netto di organico, fermo al 1992, quando i detenuti erano circa 35 mila”.