Carceri: incentivata la pratica dello sport

redazione

Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sostiene e promuove i progetti sportivi nelle carceri italiane ed è impegnato in un attento recupero degli impianti affinché in tutti gli istituti penitenziari lo sport possa diventare una pratica diffusa e occasione di una sempre maggiore partecipazione della società alla vita detentiva. Lo sport in carcere offre alle persone detenute la possibilità di contribuire al benessere psico-fisico e ad apprendere il rispetto per le regole e per l’avversario. Sport come attività individuale ma anche come gioco di squadra, rispetto delle regole e dell’avversario. Grazie al contributo di società e associazioni sportive, delle Federazioni e del Coni, nelle carceri italiane nel tempo si sono costituite vere e proprie squadre sportive, dal calcio, al volley al rugby, che partecipano a campionati “ufficiali” e che gareggiano con squadre esterne nelle strutture sportive degli istituti penitenziari.

Il rugby è tra gli sport che negli ultimi anni ha maggiormente attirato attenzione e curiosità anche nella stampa sportiva; attualmente viene praticato in otto istituti. La prima partecipazione a un campionato ufficiale di una squadra composta da detenuti risale al 2011. Nata nella
casa circondariale di Torino “Lorusso-Cutugno, “la Drola”, questo il nome della squadra, è nata per volontà della direzione e dell’associazione “Ovale oltre Le sbarre”, facendo da apripista alle altre esperienze attive presso le carceri di Bologna, Monza, Frosinone, Terni, Bollate, Firenze, Porto
Azzurro. Al racconto di queste esperienze è dedicato il libro "Per la libertà. Il rugby oltre le sbarre", di Antonio Falda, patrocinato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, dalla Federazione Italiana Rugby e dal Club Italia Amatori Rugby, dal 28 gennaio in libreria, un viaggio fra le carceri italiane alla scoperta del rugby, che si fa strumento sociale e occasione di recupero. Una ricerca appassionante su come la pratica sportiva incida nell’animo delle persone. Storie di detenuti che nel rugby cercano il riscatto personale, di operatori che impegnano il proprio tempo libero per andare a insegnare il rugby in carcere. Di uomini della Polizia Penitenziaria che queste attività le hanno volute, permesse, promosse.

L’autore si è recato nel carcere minorile di Nisida, e negli istituti detentivi di Terni, Torino, Monza, Frosinone, Porto Azzurro, Bollate e Firenze. Lì ha incontrato gli operatori esterni, gli educatori/allenatori, i direttori, i comandanti della polizia penitenziaria e naturalmente i
detenuti, per vivere direttamente queste esperienze.

Il Capo del Dipartimento Santi Consolo ha accolto con grande interesse i risultati positivi fin qui raggiunti dalla pratica del rugby negli istituti penitenziari ed ha già impartito direttive, affidando al responsabile del gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria “Fiamme Azzurre” Marcello Tolu l’incarico di effettuare una ricognizione degli impianti sportivi esistenti; sarà così predisposto un piano di recupero di quelle strutture che necessitano di interventi di ristrutturazione al fine di estendere
l’esperienza, in collaborazione con la federazione italiana Rugby. 

Direttive programmatiche sono state concordate con il responsabile delle Fiamme Azzurre per migliorare gli impianti sportivi dell’Amministrazione e renderli fruibili al personale di Polizia Penitenziaria e alle loro famiglie, con previsione di specifiche attività sportive, supportate dagli atleti delle Fiamme Azzurre; saranno previsti corsi di rugby, in collaborazione con la Federazione Italiana Rugby.