Carceri: nuovo evento critico in Toscana

Roberto Imbastaro

“Continua inarrestabile l’escalation di violenza nelle carceri toscane. L’ultimo episodio in ordine di tempo – dopo le risse, le aggressioni, i tentativi di suicidio ed i suicidi, le evasioni accadute nelle ultime settimane – è avvenuto questa mattina nel carcere di San Gimignano dove, all’apertura delle celle per l’ora d’aria, due detenuti albanesi hanno avuto un diverbio con altri connazionali ristretti in altra camera.

L’Agente, prontamente intervenuto, è stato bloccato dai due e gli sono state prese le chiavi della cella: uno bloccava il collega e l’altro tentava di aprire la cella dei connazionali, i quali a loro volta cercavano di colpire i due, con calci e pugni e persino lanciando loro contro del caffè bollente.

L’Agente è quindi riuscito a liberarsi dalla stretta e a recuperare le chiavi e, anche per il pronto intervento degli altri colleghi in servizio, la situazione è tornata alla calma, con i due rivoltosi bloccati e ristretti nella Sezione isolamento del carcere. Ma è evidente che in Toscana accadono troppo spesso eventi critici che vedono i poliziotti penitenziari lasciati da soli a gestire le criticità nella prima linea delle sezioni detentive. E questo non è più accettabile!”.

Duro atto di accusa di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione di Categoria, in relazione ai gravi fatti accaduti questa mattina a San Gimignano. “Torno a denunciare che se c’è un dato che sconcerta, nell’attuale quadro del sistema penitenziario nazionale – con 67mila detenuti stipati laddove dovrebbero starcene 43mila – e toscana – in cui circa 4.200 ristretti sovraffollano le 18 carceri toscane nonostante una capienza regolamentare pari a circa 3mila e 200 posti-, con decine e decine di eventi critici a Lucca, San Gimignano, Firenze, Pisa ed in tutta Italia è la pressoché generale assenza sul territorio e negli istituti di competenza di buona parte dei Provveditori regionali dell’Amministrazione penitenziaria, dirigenti generali dello Stato lautamente stipendiati, che per la legge sono – o meglio, dovrebbero essere – i referenti regionali dell’Amministrazione centrale del DAP.

Dovrebbero diramare disposizioni per contenere le criticità ed invece sono del tutto assenti. Tanto nella prima linea delle sezioni detentive ci stanno le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria, mica loro…”


Capece aggiunge: “Il Dipartimento penitenziario da anni non da corso ad un piano nazionale di mobilità di tutti gli attuali Provveditori Regionali penitenziari, per buona parte senza più stimoli professionali nelle attuali sedi di servizio e ben integrati nel più impiegatizio e redditizio ruolo di burocrati. Dovrebbero occuparsi di ‘calare’ sul territorio le politiche penitenziarie dell’Amministrazione centrale, con particolare riferimento all’ordine ed alla sicurezza degli Istituti vista la contingente critica situazione, ed invece non fanno alcunché per gli istituti di pena territorialmente da loro dipendenti. Serve un deciso cambio di passo nella gestione dei penitenziari toscani e nazionali!”