Carceri, SAPPE deluso dalla relazione del Ministro della Giustizia Bonafede al Parlamento sulle rivolte e devastazioni nelle carceri

redazione

“Dalla relazione al Parlamento del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sui giorni di follia e violenza nelle carceri italiane mi aspettavo una ferma assunzione di responsabilità politica e provvedimenti straordinari per la Polizia Penitenziaria. Nulla di tutto ciò ho sentito, anzi. L’unica soluzione potrebbe essere quella di porre subito il Corpo di Polizia Penitenziaria, che è un Corpo di Polizia dello Stato, alle dipendenze del Ministero dell’Interno, visto che il Dicastero della Giustizia sembra non saperlo….”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri.

“Dal ministro Bonafede nulla ho sentito sulla sospensione della vigilanza dinamica, che ha reso le carceri un colabrodo in termini di sicurezza con celle aperte più ore al giorno ed una minore presenza di Agenti nelle Sezioni detentive con detenuti liberi di girare senza essere impegnati in alcuna attività, che era già stata concausa dell’impennata di eventi critici – aggressioni, risse, rivolte – ed è stata determinante negli ultimi gravissimi eventi accaduti. Nulla ho sentito sulle responsabilità per la mancata distribuzione a tutto il personale dei dispositivi di protezione individuale e in particolare delle mascherine, che avevamo sollecitato fin da gennaio: guarda cosa oggi, e solo oggi, ci è stato comunicato che a breve ne verranno distribuite 97.200.  E nulla ho sentito sulle responsabilità per la mancata disponibilità di scudi, manganelli e caschi ai Reparti di Polizia Penitenziaria, che spesso hanno fronteggiato le violenze delle ultime ore con mezzi di fortuna e contando oltre 40 colleghi contusi, feriti, intossicati”, prosegue. “Ci saremmo aspettati, anche per riattivare il servizio di sentinelle sulle mura di cinta delle carceri e considerata l’emergenza nazionale coronavirus in relazione alla gravissima crisi penitenziaria, l’impegno a far terminare il 176° corso Agenti in atto nelle Scuole procedendo agli esami e alle contestuali assegnazioni di sede e di decretare con urgenza la riduzione da nove a sei mesi della durata del 177° corso, che dovrebbe terminare a giugno. Ci saremmo aspettati parole chiare sulla dotazione al Corpo di Polizia Penitenziaria di strumenti utili al mantenimento dell’ordine e della sicurezza interna, come i body scanner, la totale schermatura all’uso dei telefoni cellulari e di taser agli Agenti per garantire l’incolumità fisica individuale. Di tutto questo, nel resoconto di Bonafede al Parlamento non abbiamo sentito nulla. Manca la consapevolezza che un Corpo di Polizia dello Stato non può operare senza uomini, mezzi e strumenti. Ed allora la soluzione potrebbe essere quella di passare il Corpo di Polizia Penitenziaria al Ministero dell’Interno”, conclude Capece.