“Il presidente della Camera fa bene a dichiarare che un eventuale ricorso all’indulto per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri suscita fondate perplessità” è quanto dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, commentando le parole di Fini sulla situazione penitenziaria nazionale “E’ per questo che auspichiamo che si faccia portatore della storica proposta del primo Sindacato del Corpo di Polizia Penitenziaria di una svolta istituzionale e bipartisan di Governo e Parlamento per una nuova politica della pena, necessaria e non più differibile, che ‘ripensi’ organicamente il carcere e l’Istituzione penitenziaria, proprio alla luce della sostanziale inefficacia degli effetti dell’indulto del 2007. Destra, sinistra e centro concentrino sforzi comuni per varare una legislazione penitenziaria che preveda un maggiore ricorso alla misure alternative alla detenzione e l’adozione di procedure di controllo mediante strumenti elettronici o altri dispositivi tecnici (come il braccialetto elettronico) delineando per la Polizia Penitenziaria un nuovo impiego e un futuro operativo oltre le mura del carcere”. Il sindacato, che da tempo segnala a gran voce il problema del sovraffollamento degli istituti di pena, chiede provvedimenti concreti di potenziamento dell’area penale esterna, per tenere in carcere chi veramente deve starci, e potenziare gli organici di Polizia cui affidare i compiti di controllo sull’esecuzione penale. “L’utilizzo di tecnologie come il braccialetto eviterà di rendere evanescente la verifica del rispetto delle prescrizioni imposte dall’autorità giudiziaria al momento dell’adozione delle misure alternative alla detenzione. E affidare il controllo delle misure alternative alla detenzione alla Polizia Penitenziaria, accelerandone quindi l’inserimento negli Uffici per l’esecuzione penale esterna, vuole dire andare a svolgere le stesse funzioni di controllo oggi demandate a Polizia di Stato e Carabinieri, che in questo modo possono essere restituiti ai loro compiti istituzionali, in particolare il controllo del territorio, la prevenzione e la repressione dei reati, a tutto vantaggio dell’intera popolazione”. Capece denuncia inoltre il recente “oscuramento” da parte del Dap degli accessi alle statistiche e informazioni sulle presenze negli istituti penitenziari.
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