Civitavecchia, due detenuti suicidi in meno di 24 ore, un altro sventato e alta tensione in carcere

redazione

Due detenuti suicidi in meno di 24 ore, un’altra donna ristretta salvata in tempo (ma in gravi condizioni fisiche) ed una situazione di alta tensione in atto portano drammaticamente d’attualità il tema della invivibilità delle carceri italiane. Dura la presa di posizione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri.
“Due detenuti suicidi in cella a Civitavecchia in meno di 24 ore, un’altra donna ristretta salvata in tempo ma in gravi condizioni e una situazione di altissima tensione in atto dei detenuti del carcere testimoniano la drammaticità che caratterizza le carceri italiane”, denuncia il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece. “Non ci si ostini a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto”.
Il SAPPE chiede l’intervento del Ministro della Giustizia Alfonso Bonfade per affrontare la questione penitenziaria che per il SAPPE rimane un’emergenza: ““Da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto, sono decuplicati eventi gli eventi critici in carcere”.
“Ad ora la tensione è altissima nel carcere di Civitavecchia, con i detenuti che stanno manifestando rumorosamente e pericolosamente”, prosegue. “Un detenuto che muore o che, peggio, si toglie la vita in carcere è una sconfitta dello Stato e dell’intera comunità”, conclude Capece. “Il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 21mila tentati suicidi ed impedito che quasi 168mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di Polizia Penitenziaria e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati. E’ proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione”.
Capece ricorda infine che “per chiedere più attenzione e rispetto verso gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria e denuncia l’invivibilità della situazione penitenziaria il SAPPE manifesterà nei prossimi giorni davanti alle principali carceri italiane ed al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di Roma”.