Disastri idrogeologici: progetto Siemens e Politecnico di Milano

Roberto Imbastaro

Un progetto all’avanguardia, che coniuga ricerca e tecnologia, e che si focalizzerà sulla sperimentazione di soluzioni capaci di fornire agli enti preposti al soccorso, come Vigili del Fuoco e Protezione Civile, informazioni dettagliate sulle condizioni di uno specifico evento, sulle cause che l’hanno generato e sulle sue possibili evoluzioni già nella fase di pre intervento. “Attualmente”, spiega Moreno Carosella, responsabile del progetto per Siemens, “le tecnologie in uso mettono a disposizione delle squadre di soccorso informazioni sommarie, che limitano la possibilità di azione a una gestione post intervento”. “I sistemi che vogliamo sviluppare mirano, invece, a supportare le decisioni delle squadre operative prima ancora di intervenire, mettendole nelle condizioni di operare in piena sicurezza, aumentando così la possibilità di salvare vite e minimizzando il rischio residuo”. A tal fine un team scelto di ricercatori del Politecnico e di esperti Siemens lavorerà per i prossimi tre anni.  Presso il Polo Regionale di Lecco del Politecnico di Milano, realtà consolidata nel campo della ricerca, è già stata predisposta una sala operativa. “Si tratta”, continua Carosella, “di un centro di sperimentazione di tecnologie per l’acquisizione, la trasmissione e l’interpretazione di dati rilevanti dal campo, attrezzata con soluzioni Siemens di ultima generazione, le stesse già utilizzate in alcune sedi dei Vigili del Fuoco”. Un laboratorio di campo, collegato con la centrale operativa, sarà invece allestito sul Monte San Martino, soggetto a rischi di crollo.  “Sulla parete del Monte San Martino”, spiega Cesare Alippi, responsabile del progetto per il Politecnico di Milano, “installeremo una rete di sensori wireless, ovvero unità di acquisizione ed elaborazione che si autorganizzano a rete e acquisiscono informazioni preziose per la valutazione dello stato di criticità della parete rocciosa e la sua evoluzione nel tempo. Le unità sono equipaggiate sia da sensori tradizionali sia da sensori innovativi basati su tecnologia MEMS, prototipi studiati dal Politecnico in grado di registrare il manifestarsi di microfratture nella struttura cristallina della roccia che possono portare al collasso della parete”. “I dati rilevati dai sensori”, continua Alippi, “sono alimentati da pannelli solari e controllati da dispositivi sviluppati dal gruppo di ricerca che consentono di estrarre energia anche in situazioni di bassa radiazione, come     avviene frequentemente sulle Alpi. Attraverso un’articolata rete wireless gerarchica, inoltre, i dati saranno trasmessi in tempo reale alla sala operativa”. Questo consentirà alla centrale del Polo di Lecco di ricevere informazioni preziose che, opportunamente elaborate dai ricercatori, porteranno a mappe di rischio evolutive, indicazioni preziose per la progettazione di piani di emergenza, la valutazione del rischio residuo e l’individuazione delle linee di intervento possibili. Sale operative di questo tipo, denominate C4I (Central Command, Control, Coordination and Information), capaci non solo di trasferire dati ma di prendere decisioni, sono oggi in uso solo in ambito militare, mentre rappresentano una novità assoluta in ambito civile. Una loro applicazione per la gestione delle emergenze può costituire un notevole passo in avanti per migliorare gli interventi delle squadre di soccorso, in caso di disastro idrogeologico ma anche in altre situazioni di rischio.  L’attività sviluppata presso il Polo regionale di Lecco e inserita all’interno del progetto di ricerca strategico d’Ateneo PROMETEO, (PROtezione pubblica: MEtodologie e TEcnologie Operative), rientra nell’impegno sinergico di Siemens e del Politecnico di Milano per un’innovazione continua e sostenibile e per tradurre i risultati di ricerca e sviluppo in processi, prodotti e servizi di eccellenza.