Dopo l’ennesima evasione di 2 detenuti da un carcere italiano, questa volta a Civitavecchia, duro atto d’accusa del Sappe

redazione

Il giorno dopo l’ennesima clamorosa evasione di due detenuti da un carcere italiano, duro atto di accusa sulla farraginosità del sistema penitenzIario nazionale da parte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Quella di Civitavecchia è l’ennesima evasione frutto dello smantellamento delle politiche di sicurezza da tempo in atto nel nostro Paese”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “Quel che è successo è gravissimo anche perché da mesi denunciamo, inascoltati, la grave carenza organica di Polizia Penitenziaria delle carceri, l’inaffidabilità dei sistemi anti evasione ed anti intrusione che speso non funzionano, i continui provvedimenti del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che determinano seri problemi alla sicurezza interna, all’ordine, alla tenuta del sistema”.
Capece è netto nella denuncia: “Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso, e le continue evasioni ne sono la più evidente dimostrazione . Sono state tolte, ovunque, le sentinelle della Polizia Penitenziaria sulle mura di cinta delle carceri, e questo è gravissimo. I vertici dell’Amministrazione Penitenziaria hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e queste sono le conseguenze più evidenti e gravi. E coloro che hanno la responsabilità di guidare l’Amministrazione Penitenziaria si dovrebbe dimettere dopo tutti questi fallimenti. La Polizia Penitenziaria fa fino in fondo il proprio dovere: le responsabilità dunque vanno cercate altrove!”.
“Ora bisogna catturare gli evasi, ma contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria. Statisticamente, ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella mentre ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Aggressioni risse, rivolte e incendi sono all’ordine del giorno e i dati sulle presenze in carcere ci dicono che il numero delle presenze di detenuti in carcere è in sensibile aumento. Ed il Corpo di Polizia Penitenziaria, che sta a contatto con i detenuti 24 ore al giorno – anche quando tutti gli altri che si interessano di carcere poche ore al giorno o a settimana dormono -, ha carenze di organico pari ad oltre 8.000 Agenti”.
“Le evasioni dalle carceri hanno responsabilità ben precise. Cercate i colletti bianchi. Da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto sono decuplicati eventi gli eventi critici in carcere”, conclude il leader del SAPPE. “Se è vero che il 95% dei detenuti sta fuori dalle celle tra le 8 e le 10 ore al giorno, è altrettanto vero che non tutti sono impegnati in attività lavorative e che anzi trascorrono il giorno a non far nulla. Ed è grave che sia aumentano il numero degli eventi critici nelle carceri da quando sono stati introdotti vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto. Nell’anno 2016 ci sono infatti stati 39 suicidi di detenuti, 1.011 tentati suicidi, 8.586 atti di autolesionismo, 6.552 colluttazioni e 949 ferimenti”.
Ma il SAPPE denuncia la correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri: ‘E’ sintomatico che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere quasi 20.000 rispetto alle 57mila presenze. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine, come da tempo denuncia il SAPPE, può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”.