La maggior criticità vissuta dagli anestesisti, come sottolineato da Flavia Petrini (SIAARTI), “è stata sicuramente l’urgenza di provvedere all’allestimento veloce di un numero sempre maggiore di aree di terapia intensiva, assicurando le risorse umane adeguate per gestirle al meglio. L’incremento enorme dei posti letto e la presenza di personale competente – sia anestesisti che infermieri – ha dovuto fare i conti con le difficoltà a reperire dispositivi e farmaci, soprattutto sedativi e miorilassanti. Nonostante queste problematiche abbiamo registrato però un indice di sopravvivenza nelle terapie intensive del 65%, dato direi eccezionale: significa che abbiamo fatto l’impossibile, raggranellando ovunque ogni farmaco e ogni dispositivo disponibile”. “Abbiamo tutti cercato di dare il massimo, ma ci siamo mossi in un contesto frammentato”, ha proseguito Leogrande (AIIC), “C’è stata cioè una grande collaborazione tra i diversi professionisti, e nei vari centri di governo regionale e territoriale la nostra presenza è stata quotidiana, mettendo velocemente a punto le criticità e le esigenze. Dal punto di vista della ‘regia centrale’ invece la nostra figura è stata poco coinvolta: abbiamo percepito una mancata sensibilità su tematiche per noi molto delicate: dalla banale esplicitazione dei requisiti delle diverse apparecchiature a problemi più tangibili come la necessità o la possibilità di utilizzare in emergenza apparecchiature che non avevano la marchiatura CE: tanti colleghi si sono trovati soli nei confronti della mancanza di un quadro chiaro di deroga che ci consentisse di mettere in funzione queste apparecchiature. Un aspetto per noi particolarmente critico che voglio sottolineare riguarda poi un atteggiamento rigido da noi avuto su tematiche regolatorie che ogni tanto sono state confuse con eccesso di burocrazia. Ci sono passi e procedure apparentemente rigidi che hanno un unico obiettivo: salvaguardare la sicurezza dei pazienti e degli operatori”. Da ultimo il presidente AIIC ha sottolineato – riferendosi all’ormai famosa Gara Consip – che “proprio nella pandemia le scelte di acquisto centralizzate da un lato sono state sacrosante, dall’altro però hanno manifestato una debolezza congenita: le catene di comando in situazioni emergenziali dovrebbero infatti essere accorciate e non allungate”. Considerazione condivisa anche da Salvo Torrisi (FARE) che ha confermato che “la gara Consip ha avuto l’effetto di bloccare tutte le altre gare regionali o aziendali. Tutti siamo rimasti in attesa dei prodotti aggiudicati alla Gara con un risultato di rallentamento di idee o soluzioni che potevano essere trovate su scala locale”. “Allo stesso modo, ha proseguito Torrisi, il Codice degli appalti “si è mostrato inadeguato, visto che un’emergenza ha bisogno di soluzioni smart e non di tempi lunghi e bloccati, costringendo comunque chi si occupa di approvvigionamenti ad agire per deroghe”
IL TERRITORIO E LE PROFESSIONI
Le criticità maggiori registrate da SIFO e condivise nel webinar sono l’abbandono del territorio e il progressivo impoverimento del SSN. “In quest’emergenza abbiamo soprattutto registrato il sovraccarico della realtà ospedaliera”, ha detto Simona Serao Creazzola (SIFO), “L’emergenza pandemica non è stata presa in carico sufficientemente sul territorio: stiamo pagando scelte passate che ci hanno penalizzato. Senza una presa in carico territoriale forte penso che non potremo mai dare una risposta adeguata, perchè il decongestionamento degli ospedali è un risultato che deve essere perseguito con una nuova politica sanitaria. Poi è chiaro che abbiamo registrato nel picco pandemico alcune difficoltà di approvvigionamento dei farmaci, dispositivi e Dpi, ed i farmacisti ospedalieri qui hanno risposto con dedizione professionale, creando una rete informativa nazionale ed offrendo documenti tecnici per le attività di farmacia clinica e galenica. Ma è chiaro che al termine dell’emergenza occorre ripensare agli investimenti in sanità ed al riconoscimento del ruolo delle professioni, anche di quelle meno in vista, tra cui proprio quella del farmacista ospedaliero”. “E dovremo chiederci se i tanti posti letto di terapia intensiva creati in queste ultime settimane dovranno essere stabilizzati ed in che misura e a quali condizioni”, ha aggiunto Flavia Petrini, “ben sapendo che l’obiettivo non è solo stabilizzare i posti letto, ma renderli tecnologicamente operativi e sicuri, e dotare l’intero sistema di figure professionali adeguate, specializzate e preparate a gestirli anche nel futuro, in fase di non-emergenza”.