Favignana, catturati i tre evasi dal carcere. SAPPE: “ottimo lavoro interforze, ma restano sottovalutati nostri allarmi”

redazione

Sono stati catturati, in una operazione interforze che ha coinvolto personale della Polizia Penitenziaria e delle altre Forze dell’Ordine, i tre detenuti evasi dal carcere di Favignana il 28 ottobre scorso. Grande apprezzamento per l’operazione di polizia la esprime il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il più rappresentativo dei Baschi Azzurri.
“Brillante è stata l’operazione di servizio che ha portato alla cattura dei tre evasi di Favignana, ma questo grave episodio sia l’occasione per ripensare davvero lo stato della sicurezza precarie delle carceri italiane”, commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Allo stato, sembrerebbe essere in atto una riforma dell’Ordinamento penitenziario (che non ha visto il coinvolgimento delle Organizzazioni sindacali della Polizia Penitenziaria, che rappresentano coloro che lavorano nella prima linea delle carceri e che, direttamente e indirettamente, saranno interessati dalle modifiche previste) che, tra le altre, si caratterizza per la introduzione dell’affettività e del sesso in cella per i detenuti. Insomma, mentre le carceri scoppiano con quasi 58mila detenuti presenti a sancire il fallimento di tutte le leggi svuota carceri, con continue risse, aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro gli Agenti, con le evasioni e i penitenziari senza direttori, educatori, assistenti sociali, non può essere l’affettività in carcere per i detenuti la priorità”.
Per Capece e il SAPPE altri sono gli interventi urgenti per fronteggiare la costante situazione di tensione che si vive nelle carceri italiane: “l sistema delle carceri non regge più, è farraginoso, e le evasioni ne sono la più evidente dimostrazione . Sono state tolte, ovunque, le sentinelle della Polizia Penitenziaria sulle mura di cinta delle carceri, le telecamere ed i sistemi anti intrusione ed anti evasione spesso non funzionano, e questo è gravissimo. I vertici del Ministero della Giustizia hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e queste sono le conseguenze. E coloro che hanno la responsabilità di guidare il Ministero della Giustizia
si dovrebbero dimettere dopo tutti questi fallimenti.