Firenze: detenuto eritreo suicida a Sollicciano

redazione

Questo pomeriggio un detenuto originario dell’Eritrea si è impiccato nella sua cella del Centro Clinico del carcere di Firenze Sollicciano. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

“Nulla ha potuto il pur tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari, purtroppo”, commenta Donato CAPECE, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. Il detenuto, che era ristretto per il reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina, aveva appena terminato un trattamento sanitario obbligatorio per evidente problemi psichici.

“In un anno la popolazione detenuta in Italia è calata di poche migliaia di unità, ma i problemi permangono ed in carcere purtroppo si continua a morire”, aggiunge Capece. “Il 30 aprile scorso erano presenti nelle celle 53.498 detenuti, che erano l’anno prima 59.683. La situazione nelle carceri italiane resta ad alta tensione: ogni giorno, i poliziotti penitenziari nella prima linea delle sezioni detentive hanno a che fare, in media, con almeno 18 atti di autolesionismo da parte dei detenuti, 3 tentati suicidi sventati dalla Polizia Penitenziaria, 10 colluttazioni e 3 ferimenti. E questo determina condizioni stressanti per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, sempre a contatto con i disagi umani e con conseguenti fattori di stress. Disagi che si accentuano se, come accade a Sollicciano, il servizio della Polizia Penitenziaria e la stessa quotidianità penitenziaria risente di una complessiva disorganizzazione generale dei servizi ”.

Il leader del SAPPE richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sui suicidi in carcere aveva sottolineato come “il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere”.