G8, in agenda cybercrime, beni mafie e pirati

Tiziana Montalbano

Non c‘è piu il terrorismo in cima allagenda "sicurezza" dei vertici degli otto grandi del mondo. Altre questioni, in questi anni, hanno acquisito importanza e ridimensionato la minaccia jihadista, tema caldo nei summit post 11 settembre, a dossier da discutere insieme a quelli dedicati ad altre minacce, non meno impegnative e pressanti per le delegazioni dei Paesi che formano il club più esclusivo del Pianeta. Dal G8 canadese di Kananaskis, nel 2002, il primo dopo lattacco alle Twin Towers e al Pentagono (quello di Genova si tenne nel luglio del 2001, un paio di mesi prima dell’attacco di Al Qaeda all’America), nel quale la minaccia terroristica e il timore di una proliferazione delle armi di distruzione di massa riempirono interi capitoli dei documenti finali, altre "preoccupazioni" si sono aggiunte, nel frattempo, a quella rappresentata dal terrorismo, in particolare di matrice islamica. I lavori della riunione dei ministri della Giustizia e dellInterno del G8, che si è svolta a Roma alla fine di maggio, si sono aperti con una sessione dedicata alla criminalità organizzata, seguita da un’ampia discussione sui "Temi migratori". Poi, a seguire, il tema della "Sicurezza urbana", argomento affrontato per la prima volta in un G8, in considerazione della crescente sensibilità internazionale sul rapporto tra sicurezza, dimensione urbana e qualità della vita dei cittadini. E, infine, la breve sessione conclusiva dedicata alla "Lotta al terrorismo", con particolare riferimento alla sua evoluzione su scala internazionale e ai possibili sviluppi della cooperazione antiterrorismo. Le questioni della sicurezza, del resto, nelle loro varie declinazioni, hanno sempre scandito, negli ultimi anni, lagenda del G8, ma se la minaccia Osama era quella che un tempo toglieva il sonno ai grandi del mondo, ora, in un momento in cui, anche grazie allazione e alla cooperazione internazionale, pur senza un abbassamento della guardia, sembra essere stata messa in secondo piano da questioni come la pirateria nel Golfo di Aden, il traffico di esseri umani legato alla immigrazione clandestina, il contrasto alla pedopornografia online, il ‘cybercrime e le nuove opportunità tecnologiche a disposizione di criminalità organizzata e gruppi terroristici. Oltre, naturalmente, al tema costante della lotta alle mafie internazionali e allaggressione dei patrimoni di provenienza illecita, in grado di minare il circuito delleconomia legale. Può apparire riduttivo, ma a pensarci bene non lo e affatto, che uno dei moniti principali lanciati nel corso del summit Giustizia-Interni di Roma, preparatorio per le questioni della sicurezza del vertice dellAquila, abbia riguardato i social network alla Facebook, ai quali i ministri Maroni e Alfano, insieme ai loro colleghi internazionali, hanno dedicato "particolare attenzione".      Lallarme riguarda il rischio che il fenomeno possa costituire una forte attrattiva per i criminali e i terroristi. Più in generale, i Paesi del G8 si trovano daccordo sulla necessità di reagire al ‘cybercrime con risposte allavanguardia sotto il profilo tecnologico e con il consolidamento della prassi internazionale di scambio delle informazioni. E su questo fronte, recentemente, lItalia ha appena inaugurato a Roma il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche informatizzate, a cui ha fatto seguito la firma di un Protocollo tra Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Poste Italiane e il Secret Service degli Stati Uniti che ha dato a una Task Force a protezione delle infrastrutture finanziarie. In particolare, al vertice di Roma è stata avanzata la proposta, che troverà spazio nelle discussioni allAquila, di creare un gruppo di lavoro di esperti che, in collaborazione con l’Unodc (United nations office on drugs and crime) e Interpol, sviluppino nuove misure per far fronte al fenomeno sempre più inquietante della "criminalità tecnologica". In questa prospettiva è stata sottolineata la necessità di una maggiore collaborazione tra il mondo del business dell’information communication technologies e le forze di polizia. Sempre in tema di ‘cybercrime, l’accento viene posto anche sulla questione, sensibile per milioni di utenti della rete sparsi per il mondo, del "furto delle identità". E’ stato proprio il ministro della Giustizia Angelino Alfano a sottolineare, nel vertice di Roma, la necessità che "per quanto riguarda la criminalità informatica ci sia una maggiore collaborazione dei social network e una grande collaborazione tra le forze che sviluppano le indagini e questi social network". Per il contrasto allo sfruttamento sessuale dei minori si pensa invece alla possibile compilazione di ‘black list’ di siti pedopornografici da far gestire a organizzazioni internazionali di sicurezza. Per quanto riguarda invece le modalità operative per l’aggressione ai patrimoni delle organizzazioni mafiose nel vertice Giustizia-Interni di Roma è risultata vincente la linea italiana, che dovrebbe essere confermata nel vertice dell’Aquila, anche in virtù  dei progressi realizzati nel nostro Paese negli ultimi anni. Successo della linea italiana anche sul fronte della lotta alla pirateria, fenomeno su cui si incominciano a individuare procedure comuni per assicurare alla giustizia i responsabili di un fenomeno che desta preoccupazioni per le sue conseguenze sulla sicurezza dei traffici marittimi commerciali e per le implicazioni economiche.