GdF: Caserta, frode multimilionaria realizzata attraverso false fatturazioni. 17 persone arrestate

Giuseppe Magliocco

Sono 34 le misure cautelari (tra cui 10 di custodia cautelare, 7 agli arresti domiciliari e 17 obblighi di dimora), eseguiti stamattina dai finanzieri del Comando Provinciale di Caserta nei confronti di due organizzazioni criminali dedite alla sistematica emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché al riciclaggio e all’autoriciclaggio di denaro sporco.
L’operazione delle fiamme gialle casertane – coordinata dai magistrati dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord – ha permesso di scoprire una frode dalle dimensioni colossali, con proventi illeciti che gli investigatori stimano in oltre 13,5 milioni di euro oltre a un’evasione all’IVA non inferiore ai 25 milioni.
Il sistema messo in atto dai responsabili era basato su fatture per operazioni mai avvenute ammontanti a più di 100 mln. di euro, emesse a favore di ben 643 imprese che hanno beneficiato della frode stessa e che operano tutte nel settore edile, prevalentemente in Campania ma anche in Toscana, Marche, Emilia Romagna, Lazio e Umbria.
In termini brevi, si trattava di simulare operazioni commerciali pagandone un corrispettivo tramite bonifici bancari ad alcune società “cartiere” (ovvero esistenti solo sulla carta e intestate a semplici prestanome) di fatto facenti capo ai promotori delle due organizzazioni criminali le quali, a loro volta, emettevano false fatture di vendita.
Successivamente le stesse “cartiere” rimettevano per intero le somme ricevute su conti correnti intestati a ditte di comodo, che avevano il compito di trasferire ulteriormente i soldi (mediante normali ricariche di carte di credito) ai numerosi fiancheggiatori delle due organizzazioni delinquenziali. Secondo gli investigatori della GDF, tutto il contante così introitato veniva in questa fase riconsegnato ai principali responsabili della frode tramite veri e propri “capi squadra” del riciclaggio.
Giunti a questo punto, i “vertici” trattenevano per loro una percentuale (dal 12% al 22% dell’imponibile delle fatture emesse), restituendo però in contanti la parte restante agli imprenditori che avevano disposto i bonifici iniziali.
Tutte queste complesse operazioni di “ripulitura” sono state rese possibili dalla connivenza di un funzionario di banca che, invece di segnalarle come “operazioni sospette” ai fini della vigente normativa antiriciclaggio, ometteva di adempiere a tali obblighi pur essendo a conoscenza dell’origine illecita di tutto quel denaro.
Attraverso questo sistema fraudolento, le società beneficiarie e utilizzatrici delle fatture false hanno tra l’altro usufruito di indebiti risparmi d’imposta derivanti dalla contabilizzazione di costi che, nella realtà, non erano però mai avvenuti, nonché della relativa IVA a credito. A tutto ciò si affianca anche la creazione di “fondi neri” derivanti dal denaro incassato per la parte loro restituito in forma liquida e, ovviamente, non tracciato.
Dalla consistente documentazione scovata dai militari all’interno di una sede occulta, grazie alla quale le indagini hanno avuto una svolta significativa e nel corso della quale, oltre a false fatture e scritture extra-contabili, sono stati rinvenuti 110.000 euro in contanti, è emerso come le due consorterie criminali fossero ormai in grado di movimentare con tale sistema oltre 200.000 euro giornalieri.
Al termine dell’operazione, l’Autorità Giudiziaria inquirente ha disposto sequestri preventivi di beni nelle disponibilità degli indagati per un valore di circa 35.000.000 di euro, tra i quali figurano anche una Ferrari, una Porsche e due Range Rover.