GdF: Caserta, scoperta frode alimentare nella produzione del vino. Arrestati 4 responsabili e sequestrati beni per 12 mln. di euro

Giuseppe Magliocco

Ha risvolti perlomeno inquietanti l’operazione conclusa dalla Guardia di Finanza di Caserta a contrasto delle contraffazioni alimentari, che si è conclusa con l’esecuzione di 9 misure cautelari (di cui 4 arresti domiciliari), emesse nei confronti di altrettanti responsabili.
L’operazione delle fiamme gialle, che ha richiesto la preziosa collaborazione dei funzionari anti frodi alimentari dell’ICQRF (Ministero delle Politiche Agricole, Ambientali e Forestali), è giunta al termine di una complessa indagine portata avanti anche con l’impiego di intercettazioni telefoniche ed ambientali, appostamenti, pedinamenti e analisi documentali, ma che ha alla fine permesso ai finanzieri di scovare una ramificata organizzazione criminale che importava zucchero di provenienza estera (perlopiù proveniente da Serbia, Croazia e Slovenia), che poi rivendeva “in nero” a compiacenti aziende del settore vitivinicolo le quali, a loro volta, utilizzavano ingenti quantitativi di saccarosio per alterare fraudolentemente la gradazione alcolica dei propri prodotti, spacciati però come vino genuino.
La società importatrice dello zucchero che ha sede in provincia di Napoli, nel dettaglio, acquisiva dall’estero questo prodotto che poi formalmente rivendeva ad altre aziende “cartiere” (ovvero esistenti solo sulla carta) allo scopo di eludere il Fisco, nonché di interporre le stesse tra le aziende vitivinicole reali destinatarie dei carichi di saccarosio e chiaramente colluse nel losco affare.
Proprio al riguardo, giova evidenziare come – in base a una precisa direttiva nazionale e comunitaria – le aziende vitivinicole non possono utilizzare zuccheri e nemmeno detenerli nei propri opifici, ed una prova evidente a tal riguardo l’ha fornita agli investigatori l’esame delle annotazioni ufficiali presenti sul registro telematico di carico e scarico delle sostanze zuccherine presente sulla piattaforma SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale).
Il fraudolento impiego di saccarosio nella produzione del vino era altresì corredato da un corollario d’illegalità varie, come l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, la frode in commercio, la vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, la falsità in registri e notificazioni, la dichiarazione fraudolenta, l’omessa dichiarazione fiscale e l’autoriciclaggio, ovvero i reati di cui dovranno a vario titolo rispondere ben 36 indagati sparsi tra Campania, Sicilia, Puglia e Veneto.
A causa di questa malevola sofisticazione alimentare realizzata attraverso il saccarosio (invero non inedita nel settore ma di per sé vietatissima), ignari clienti convinti di acquistare del buon vino si ritrovavano invece nei bicchieri non meglio definibili bevande ottenute da mosti concentrati e zuccheri liquidi d’uva che con la rinomata produzione nonché tradizione del vino italiano non avevano proprio nulla a che spartire.
L’operazione, che potrebbe portare presto a ulteriori sviluppi, ha tra l’altro visto un importante sequestro di beni immobili, rapporti finanziari e partecipazioni societarie, per un ammontare superiore ai 12 milioni di euro; provvedimento questo disposto dalla Procura della Repubblica di Caserta in virtù della vigente normativa che prevede, a fronte degli illeciti profitti ottenuti da reati tributari, dall’autoriciclaggio ed anche dalla vendita di prodotti alimentari adulterati, il sequestro “per equivalente” di beni nelle disponibilità dei responsabili per un importo che è in misura uguale agli stessi profitti illecitamente conseguiti.
Giuseppe