GdF: Catania, “voto di scambio” al comune di Vittoria, svelato un losco intreccio tra mafia e politica locale

Giuseppe Magliolo

E’ una brutta storia che mette in luce loschi intrecci tra politica e mafia quella che i finanzieri del GICO (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) di Catania hanno scoperto durante l’operazione “Exit Poll”, al termine della quale la Procura della Repubblica del capoluogo etneo ha emesso nei confronti di 6 soggetti un’ordinanza di applicazione di misure cautelari che hanno riguardato l’ex Sindaco di Vittoria (RG) G.N., suo fratello nonché altre quattro persone appartenenti a sodalizi malavitosi della zona o che hanno comunque avuto un ruolo attivo nell’accordo criminale stretto tra l’esponente politico e le cosche della “stidda”, peraltro fortemente insediatisi nella gestione di interi settori economici del vittoriese quali la raccolta dei rifiuti plastici e la produzione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli.
Secondo quanto emerso della complesse indagini, portate avanti dai finanzieri anche con intercettazioni telefoniche nonché acquisendo le dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia, l’accordo era basato sul classico “voto di scambio”, ovvero il percepire voti dalla cittadinanza (ovviamente “sensibilizzata” al riguardo dai mafiosi del luogo) in cambio di successivi favori da rendere ai clan di stidda sotto forma di appalti pubblici e assunzioni.
Proprio da questo meccanismo perverso sarebbe così scaturita l’assunzione di 60 operatori ecologici da impiegare nella società che si occupava della gestione dei rifiuti a Vittoria, ma anche lo sgombero di un edificio pubblico da adibire poi un centro di assistenza per persone con handicap, chiaramente gestito dai soliti “amici” a cui dover rendere i favori ottenuti durante le elezioni amministrative tenutesi nel popoloso centro siciliano nell’anno 2016.
Coinvolta nella medesima vicenda anche un ex assessore comunale, a cui è stata applicata la misura di interdizione dei pubblici uffici, che aveva falsamente autenticato le firme (come apposte in sua presenza) necessarie per la presentazione della lista elettorale “Nuove Idee” in cui era candidato il fratello dell’ex Sindaco ma che erano invece state apposte da due degli indagati nell’inchiesta.