GdF: Foggia, scoperto un sistema di mazzette elargite per sistemare contenziosi con l’amministrazione finanziaria

Giuseppe Magliocco

Emettevano sentenze “pilotate” riguardanti contenziosi con l’Amministrazione Finanziaria dietro pagamento di somme di denaro o altre utilità, per questo, dalle prime ore di oggi, 70 finanzieri sono impegnati in attività di polizia giudiziaria nonché per l’esecuzione di 13 misure cautelari personali (delle quali 10 custodie domiciliari e 3 divieti ad esercitare la professione di commercialista per 12 mesi).
Si chiama “Giustizia Privata” (de repetundis) l’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Foggia, svolta sotto il diretto coordinamento della Procura della Repubblica dauna, grazie alla quale è stato finalmente scoperto un articolato e ripetuto sistema corruttivo nel quale erano implicati giudici tributari, funzionari delle Commissioni Tributarie Regionale e Provinciale di Foggia, commercialisti (nella veste di difensori), oltre ad imprenditori-contribuenti che avevano pendenze con l’Amministrazione Finanziaria, tutti accusati a vario titolo dei reati di corruzione in atti giudiziari, falso e truffa in concorso.
Secondo quanto accertato dagli inquirenti, che durante le indagini hanno fatto ricorso a intercettazioni telefoniche ed ambientali, filmati con microcamere, interrogatori, sequestri di documentazioni e computer, alcuni segretari di sezione delle Commissioni Tributarie Regionale e Provinciale di Foggia hanno costituito per lungo tempo il punto di riferimento dei difensori di alcuni contribuenti, ed ai quali veniva corrisposto denaro o altre regalie in cambio di decisioni favorevoli nei contenziosi tributari che riguardavano i loro clienti.
In tal modo, oltre a danneggiare pesantemente il prestigio e l’imparzialità della Pubblica Amministrazione, i professionisti in questione acquisivano sempre più prestigio negli ambienti tributari oltre ad un illecito arricchimento.
A dimostrazione di quanto il sistema si fosse radicato tra gli indiziati, i finanzieri foggiani hanno scoperto la sistematicità di “mazzette” oscillanti tre i 500 ed i 1.000 euro, e persino un funzionario “iscritto” a libro-paga di uno dei commercialisti indagati per il quale corrispondeva una somma di 400 euro mensili.
Non meno inquietante erano poi le posizioni di alcuni giudici che, sia pur in assenza di un diretto tornaconto personale, di fatto delegavano la giurisdizione a funzionari che poi deliberavano secondo il proprio tornaconto personale, limitandosi alla sola firma della sentenza (ovviamente sempre a sfavore dell’Amministrazione Tributaria) percependo comunque le previste indennità per un’attività decisoria in realtà inconsistente.