Gdf, in prima linea contro pirateria e falsi

Gian Luca Berruti

Dopo l’audizione a palazzo San Macuto del Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen. C.A. Nino Di Paolo, la Commissione presieduta dall’Onorevole Giovanni Fava ha fatto visita al Comando Generale della Guardia di Finanza di Viale XXI Aprile. Nel corso dei lavori sono stati ulteriormente approfonditi gli aspetti di rilievo strategico relativi al fenomeno criminale della contraffazione, piaga di estensione e diffusione mondiale. Ai commissari parlamentari sono state illustrate le metodologie di contrasto, trasversali e interdisciplinari, adottate dal Corpo, evidenziando alcune operazioni di servizio di maggiore rilevanza recentemente concluse, e in particolare: l’operazione “sopra le mura”, condotta nel settore dell’illecita riproduzione di supporti audiovisivi.  L’attività ha dimostrato il diretto coinvolgimento di uno dei più agguerriti clan della camorra nel business criminale, dal quale ricavava il denaro per acquistare droga ed armi e foraggiava l’usura e le estorsioni. Il clan responsabile, composto da interi nuclei familiari, gestiva in via del tutto esclusiva l’intera filiera illegale, dalla masterizzazione, alla stampa, all’assemblaggio, all’illecita commercializzazione di prodotti e aveva raggiunto un accordo di “esclusività” con altri clan delle zone limitrofe, ai quali versava mensilmente una quota dei proventi illeciti. L’operazione si è conclusa con l’arresto di 20 persone e la denuncia di altri 20 responsabili, ma soprattutto con la confisca disposta dall’Autorità Giudiziaria di 20 ditte, 26 immobili, 148 autoveicoli e conti correnti  per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro. L’operazione “Gomorrah”, a conclusione della quale è stata denunciata un’associazione criminale dedita all’importazione ed alla commercializzazione “porta a porta” in Italia ed in Europa di utensili elettrici (motoseghe, martelli pneumatici e generatori elettrici), recanti marchi contraffatti e privi delle certificazioni previste dalla normativa comunitaria in materia di sicurezza prodotti, provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese. La merce contraffatta, acquistata telefonicamente e pagata con vaglia postali o money transfer, veniva inviata a mezzo corriere espresso con indicazione di falsi mittenti sui documenti di trasporto. Le etichette recanti i segni distintivi falsificati, spedite separatamente, erano apposte sui prodotti di scarsissima qualità, dopo che questi avevano oltrepassato i controlli doganali ed erano giunti a destinazione. L’indagine ha condotto all’arresto di 9 soggetti, nonché al sequestro di 2 società, 19 immobili, diversi autoveicoli e conti correnti nella disponibilità degli indagati per un valore di circa 16,5 milioni di euro. L’operazione “Cian liu” che ha permesso di smantellare un associazione per delinquere di stampo mafioso, di prevalente etnia cinese, dedita, su tutto il territorio nazionale, al riciclaggio di proventi illeciti relativi alla contraffazione di capi ed accessori di abbigliamento e pelletteria, evasione fiscale, gioco d’azzardo, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione.  Il reparto operante ha accertato che gli indagati, fin dal 2006, avevano assunto il controllo e la gestione operativa di un intermediario finanziario operante nel settore di money transfer, attraverso un circuito di sub-agenzie dislocate sull’intero territorio nazionale, che nel periodo ottobre 2006 – giugno 2010 hanno trasferito in Cina circa 5 miliardi di euro, solo in minima parte oggetto di regolari rimesse all’estero. Le operazioni oggetto di analisi rappresentano indiscutibilmente la complessità e la dimensione transnazionale del reato di contraffazione: una manifestazione di illegalità economica connessa con l’evasione fiscale e contributiva, con lo sfruttamento del lavorio nero ed irregolare, con il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con il riciclaggio e il reimpiego dei proventi illeciti. La Guardia di finanza ha rimarcato come il contrasto del fenomeno criminale debba avvenire a “tutto campo”: se sui confini nazionali ed europei, presso le dogane, le Fiamme Gialle sequestrano circa l’11% dei prodotti, il restante 89 % viene scoperto dalle pattuglie dei 700 Reparti territoriali.  L’efficacia della metodologia adottata è frutto della razionale e coordinata combinazione di un penetrante e costante controllo economico del territorio, di un’attenta analisi di rischio, di un’affinata attività intelligence e del fattivo coordinamento internazionale, sviluppato anche grazie agli ufficiali “esperti economico-finanziari” dislocati dal Corpo nelle principali rappresentanze diplomatiche del mondo. ““La Guardia di Finanza”, ha sottolineato il Generale Di Paolo, “combatte il fenomeno della contraffazione attraverso un approccio globale ed interdisciplinare, potendo coniugare, anche grazie alla speciale attenzione dedicata dal Legislatore, gli strumenti di indagine tipici della polizia giudiziaria con quelli della polizia tributaria e valutaria (accertamenti finanziari, bancari e analisi contabili). Poteri indispensabili per una lotta efficace ma che da soli non bastano senza una svolta culturale nei cittadini e nei singoli consumatori.  Al pari dell’equazione evadere = rubare dalle nostre tasche, deve radicarsi il concetto che acquistare merce contraffatta significa finanziare la criminalità organizzata e mettere a repentaglio consapevolmente la salute di ognuno di noi”. Al termine della giornata di lavoro, il Presidente Fava, anche a nome di tutti i commissari, ha voluto esprimere al Comandante Generale i sensi della sua profonda gratitudine per “l’opera della Guardia di Finanza a tutela di tutti i cittadini, attraverso un’attività determinata e inesausta al servizio del Paese, confermandosi forza di polizia economico-finanziaria moderna, eclettica e incisiva, pronta a raccogliere e combattere le sfide di un mondo sempre più villaggio globale”.