GdF: Latina, eseguiti 18 arresti per associazione a delinquere dedita alla frode fiscale e alla corruzione

Enrico Fiorenza

Sono 15 i milioni di euro in beni sequestrati nei confronti di 18 persone, finite agli arresti al termine dell’operazione “”Super Job”, che i finanzieri del Comando Provinciale di Latina hanno portato stamani a termine scoprendo l’esistenza di un’associazione a delinquere operante su scala internazionale e finalizzata alla commissione di gravi reati tributari nonché di altri reati contro la Pubblica Amministrazione.
L’attività investigativa delle fiamme gialle del capoluogo pontino – coordinata dalla locale Procura della Repubblica – ha richiesto una lunga e complessa attività d’indagine, spesso condotta anche attraverso l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, grazie alla quale è stato possibile scoprire un articolato sistema di frode basato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (per un valore complessivo superiore ai 90.000.000 di euro).
Il sistema messo a punto dai criminali prevedeva, altresì, un vero e proprio dedalo di società cooperative riconducibili ad un commercialista di Aprilia (LT) e ad un imprenditore del pavese; società che venivano intestate a semplici prestanome e che dovevano avere vita breve, massimo un paio d’anni, ovvero il tempo utile alla commissione dei reati tributari e all’ottenimento dei derivanti guadagni prima di sparire nel nulla.
Nello stesso sodalizio di frodatori facevano parte anche 6 commercialisti i quali, secondo gli inquirenti, avevano messo a disposizione dei loro complici le loro competenze professionali per la contabilizzazione dei costi attestati nelle false fatture, nonché per la certificazione dei derivanti crediti IVA, ovviamente anch’essi “giustificati” da operazioni oggettivamente inesistenti.
I crediti così maturati venivano poi utilizzati per compensare la quasi totalità dei debiti di natura tributaria e previdenziale, tutti costi che potevano così essere agevolmente sostenuti proprio grazie ai ricavi ottenuti da fatture false emesse per prestazioni di manodopera. In poche parole milioni e milioni di euro letteralmente frodati all’Erario.
Lo spregiudicato sistema realizzato dai soggetti oggi arrestati, oltre a generare ingenti “fondi neri”, ha tra l’altro consentito di fornire manodopera a prezzi assolutamente concorrenziali in favore dei propri clienti, causando così un danno anche per le imprese che assolvono con regolarità ai loro obblighi nei confronti del Fisco e che – non potendo praticare prezzi al netto (illegale) delle tasse – hanno certamente perso delle occasioni di lavoro.
Come accertato dai finanzieri di “Palazzo M”, i fondi creatisi grazie alle sistematiche frodi nei confronti del Fisco italiano venivano per di più trasferiti all’estero simulando l’acquisto di servizi presso società londinesi, che sono poi risultate riconducibili agli indagati, a riprova di quanto ingegnosa fosse la capacità delinquenziale degli stessi.
A finire nella rete dei militari anche due pubblici ufficiali (accusati di corruzione), secondo l’accusa in rapporti diretti con tre commercialisti facenti parte della medesima associazione che usavano “ungere” i loro contatti presso gli uffici pubblici al fine di agevolare in maniera illecita i propri clienti.