GdF: Livorno, controllo stradale anti-droga, ma dal bagagliaio saltano fuori 4 ordigni esplosivi

Enrico Fiorenza

Le attività di controllo su strada possono sempre rivelare sorprese, ma a quella in cui sono incappati i “baschi verdi” del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno poteva avere risvolti davvero pericolosi, e non soltanto per loro. Questi i fatti: una pattuglia di finanzieri AT-PI (Antiterrorismo e Pronto Impiego) era stata dislocata lungo la via costiera di Viale Italia quando, nei pressi della rotonda di Porto a Mare ha fermato un’utilitaria condotta da un cittadino italiano.
L’attività di pattugliamento dei finanzieri era principalmente rivolta al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nell’area labronica, per questo i “baschi verdi” erano stati peraltro affiancati da un’unità cinofila del Corpo, ma alla richiesta dei documenti ed al contestuale controllo sul portabagagli dell’autovettura, non c’è voluto l’infallibile fiuto dei cani delle fiamme gialle per notare la presenza d’uno strano involucro sul quale il conducente aveva inizialmente cercato di glissare.
Da quella che sembrava una comunissima busta per la spesa, sono saltati fuori quattro ordigni esplosivi di realizzazione artigianale attivabili a distanza e con tanto di telecomando.
Immediatamente accortisi della scabrosità di quella imprevista situazione, i finanzieri hanno dapprima allontanato l’auto dalla sede stradale, e contestualmente avvisato gli artificieri della Polizia di Stato affinché provvedessero alle necessarie attività di bonifica sul materiale esplodente appena rinvenuto che, più nel dettaglio, era costituito da cariche aventi un peso complessivo di 1.100 grammi, una miccia pirotecnica, accenditori di sicurezza e antenne elettroniche governabili tramite telecomando.
Di quegli stessi ordigni il fermato, un soggetto peraltro già gravato da precedenti di polizia, non ha saputo fornire alcuna spiegazione per questo è stato tratto in arresto, considerata la flagranza di reato (porto abusivo di esplosivi) previsto e punito dalla Legge 895/67.
Anche se l’arrestato non sembra essere collegato a gruppi delinquenziali o eversivi, le indagini sul suo conto si stanno comunque approfondendo per capire a chi ed a cosa potessero servire gli ordigni sequestrati, nonché quali fossero i canali di approvvigionamento grazie ai quali è stata reperita la materia prima necessaria alla loro fabbricazione e che, di certo, non è di facile reperimento.