GdF: maxi evasione scoperta a Cremona

Gian Luca Berruti

Beni e attività economiche per un valore di oltre 23 milioni di euro, frutto di un’ingente frode fiscale e contributiva messa in atto dai titolari di cooperative di lavoro risultate fittizie attraverso le quali, tra l’altro, era stato creato un giro di fatture false di oltre 600 milioni di euro e una evasione di I.V.A. per 120 milioni di euro, sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando Provinciale di Cremona che hanno anche arrestato i due artefici della frode.

Dalle indagini che le Fiamme Gialle cremonesi hanno condotto sotto il coordinamento dalla Procura della Repubblica di Crema, è emerso che alcuni Consorzi di Cooperative di lavoro, attivi nelle provincie di Cremona e di Lodi da una decina di anni, affittavano ad aziende lombarde ed emiliane operanti nel campo della macellazione e della grande distribuzione le prestazioni d’opera di circa 800 lavoratori per un giro d’affari di oltre 200 milioni di euro.

Su questi notevoli importi, tra gli altri aspetti, gravava anche l’I.V.A. – per circa 40 milioni di euro – che gli indagati avrebbero dovuto versare allo Stato, praticamente nella sua totalità, ed era proprio a questo punto che scattava il meccanismo della frode: appropriarsi completamente dell’imposta dovuta.

Secondo gli investigatori della Guardia di Finanza, gli artefici della truffa, un 52enne e un 65enne, entrambi ex macellatori di Spino d’Adda (CR), avevano ingegnosamente organizzato una “filiera” di società cooperative fittizie (intestate a prestanome e operative al massimo un paio d’anni) che avevano il solo compito di emettere fatture false con le quali addebitarsi l’imposta dovuta prima poi scomparire nel nulla secondo il classico sistema delle società “cartiere”, cioè esistenti solo sulla carta.  

A tutt’oggi i finanzieri cremonesi hanno individuato 4 consorzi e circa 70 cooperative, attraverso le quali era stato realizzato il vorticoso giro di fatture false, con le quali era stato così possibile triplicare il fatturato complessivo dei Consorzi e, di conseguenza, l’I.V.A. evasa.

Rilevante anche l’evasione contributiva correlata alla vicenda se si pensa che la metà degli stipendi veniva versata ai lavoratori “in nero”.

Al termine di questa prima fase di accertamenti e al fine di tutelare l’imponente credito vantato dal Fisco, il G.I.P. del Tribunale di Crema ha emesso un decreto di sequestro preventivo per cautelare i beni degli indagati, ponendo i sigilli a: terreni e immobili (uno dei quali di notevole valore), autovetture di lusso (tra cui Ferrari e Porsche), una prestigiosa imbarcazione di 32 metri, nonché a due società immobiliari, un’azienda agricola, un allevamento di cavalli di razza e tre eleganti bar del centro di Lodi, tutti beni acquistati con l’ingente profitto della frode.

Al momento risultano indagate per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale 20 persone, mentre altre 6 per il reato di riciclaggio.