GdF: Milano, scoperto un giro di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e bancarotta fraudolenta. Eseguiti sequestri per 30.000.000 di euro

Enrico Fiorenza

Il tutto era partito da un esposto presentato alla Procura della Repubblica Monza nell’ottobre del 2014 e riferito ad un episodio di corruzione che sarebbe avvenuto addirittura 2010 in un comune brianzolo ma, indagando proprio su quell’episodio, difficilmente si sarebbe poi immaginato di scoperchiare un vero e proprio sistema fatto di bancarotte fraudolente, frodi fiscali e riciclaggio di denaro che ha comportato l’emissione di ben 30 misure cautelari, eseguite oggi nelle provincie di Milano, Monza e Brianza, Lecco, Bologna, Asti e Reggio Calabria, nei confronti di altrettanti indagati (9 dei quali si trovano in carcere e 12 agli arresti domiciliari).
L’operazione dei finanzieri del Comando Provinciale di Milano – denominata “Domus Aurea” – si era cominciata a sviluppare attraverso alcune analisi tecniche ed accertamenti che, però, avevano presto fatto affiorare una pluralità di condotte illecite, sia in materia tributaria, sia in materia fallimentare, messe in atto da qualcosa come 40 diverse società appartenenti ad un unico gruppo imprenditoriale facente capo ad un noto imprenditore edile della provincia di Monza e Brianza.
L’esame approfondito delle documentazioni amministrativo-contabili che i finanzieri avevano nel frattempo sequestrato, unito ad alcune intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno così permesso di rivelare ai militari delle fiamme gialle come lo stesso imprenditore fosse riuscito nel corso degli anni a creare ed organizzare una propria struttura aziendale, anche grazie al qualificato apporto a lui fornito da compiacenti professionisti e consulenti, nonché avvalendosi d’una folta schiera di “prestanome”, al fine di occultare la reale titolarità dei propri beni e impedire dunque che gli stessi finissero nelle mani dei propri creditori.
Tra le varie e ripetute attività fraudolente realizzate dal sodalizio, il sistematico ricorso all’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di ben 95 milioni di euro, alle quali si affiancano distrazioni patrimoniali per un valore di altri 234 milioni di euro.
Come accertato dagli investigatori, infatti, il facoltoso imprenditore aveva sottratto alle pretese dei suoi creditori un lussuoso albergo sito a Venezia che, dopo alcuni passaggi societari, aveva poi trasferito ad una sua collaboratrice di fiducia attraverso artifizi documentali e con l’apertura ad hoc di una nuova società legalmente rappresentata dalla stessa.
Per impedire tale manovra, che avrebbe lasciato con un palmo di naso i creditori dell’arrestato, i finanzieri erano comunque riusciti ad ottenere il sequestro d’urgenza della prestigiosa struttura alberghiera veneziana, cautelando così quote per un valore di circa 75 mln. di euro quale profitto del reato di bancarotta fraudolenta.
Oltre all’arresto dei responsabili i finanzieri meneghini, su disposizione del G.I.P. del Tribunale di Monza, hanno inoltre proceduto al sequestro di 28 immobili, quote societarie e disponibilità varie oggetto di distrazione per un valore di 9,3 mln. di euro, tutto ciò finalizzato alla successiva confisca dell’importo di 10 mln. di euro corrispondenti alla somma all’imposta evasa.