GdF: Palermo, scoperta una truffa plurimilionaria ai danni della Regione Sicilia. Arrestato un responsabile e sequestrati beni per oltre 11 milioni di euro

Oriol De Luca

Sulla carta doveva essere un progetto itinerante finalizzato a promuovere le incomparabili ricchezze culturali e naturalistiche della Sicilia, e che per di più avrebbe dovuto portare nuova linfa alle attività turistiche e imprenditoriali della regione attraverso la realizzazione di 10 unità produttive, di un portale internet dedicato, l’acquisto di audioguide nonché cartellonistica e segnaletica stradale; peccato però che il tutto si sia poi rivelato come l’ennesima truffa ai danni di un Ente pubblico per il quale un responsabile è stato arrestato, con la parallela denuncia di altri 17 fiancheggiatori nonché con il sequestro (finalizzato alla successiva confisca c.d. “allargata”) di beni e disponibilità finanziarie per oltre 11 milioni e 300.000 euro.
La vicenda è venuta alla luce grazie ad una serrata indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Palermo, nella quale i finanzieri del capoluogo siciliano sono stati impegnati in una lunga serie di riscontri documentali, nonché con altre attività di polizia giudiziaria come le intercettazioni telefoniche, ma al termine delle quali sono stati finalmente identificati i quattro principali membri di un sodalizio criminoso che aveva già indebitamente percepito dalla Regione Sicilia, per i progetti di sviluppo di cui sopra, contributi pubblici ammontanti a 3.200.000 euro.
Il “dominus” del gruppo di truffatori era l’amministratore di due consorzi operanti nel settore turistico, che per l’occasione si era fatto affiancare da un altro amministratore di società nonché da due altri prestanome.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Guardia di Finanza, che hanno condotto accurati riscontri presso i competenti Uffici della Regione Sicilia oltre a molti altri accertamenti bancari incrociati nei confronti di tutti i fornitori delle due società beneficiarie dei suddetti finanziamenti plurimilionari, è stata dunque provata l’esistenza di documentazioni ideologicamente false, nonché la distrazione dei fondi pubblici percepiti in maniera del tutto indebita e per scopi del tutto differenti alle finalità per cui gli stessi erano stati concessi.
Come se non bastasse, i responsabili avevano messo in atto anche un giro di fatture per operazioni inesistenti da 7,8 mln. di euro, nonché effettuato operazioni finanziarie per oltre 11 mln. di euro che, secondo gli stessi investigatori della GDF, erano strumentali allo svuotamento delle rispettive casse societarie con conseguente fallimento delle stesse; fallimento con il quale avevano evidentemente pensato di porre una pietra tombale sulle loro spudorate attività truffaldine.
Al termine delle indagini sono ben 18 le persone fisiche ritenute responsabili – a vario titolo – dei reati di associazione a delinquere finalizzata al falso ideologico, all’emissione e all’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, alla malversazione nonché alla bancarotta fraudolenta.
Tra i beni per i quali l’Autorità Giudiziaria inquirente ha disposto il sequestro immediato, figurano due immobili di pregio ubicati nel centro storico di Palermo e che il responsabile aveva fittiziamente intestato ad una società in liquidazione da lui stesso gestita.
L’odiosa vicenda nella quale ancora una volta personaggi senza scrupoli tentano di mettere le mani su risorse finanziarie pubbliche stanziate per creare nuove opportunità imprenditoriali e nuovi posti di lavoro in aree economicamente depresse del Paese, emerge chiaro l’insostituibile ruolo di polizia economico-finanziaria rivestito dalla Guardia di Finanza a tutela delle risorse pagate con le tasse dei cittadini onesti.
Un lavoro particolarissimo e di altissima specializzazione investigativa che la stessa Unione europea testimonia e riconosce alle fiamme gialle durante le tante operazioni che hanno già visto i finanzieri italiani protagonisti assoluti nella ricerca e nella repressione di frodi (talvolta davvero eclatanti) per medesimi progetti di sviluppo economico finanziati dalla stessa U.E.