GdF: Palermo, scoperti 800 operatori di call center che lavoravano “in nero” ed un’evasione fiscale da 13 milioni di euro

Enrico Fiorenza

Gestiva quattro call center e all’interno di queste società di servizi hanno lavorato “in nero” almeno 800 dipendenti, per di più realizzando un’evasione fiscale, previdenziale e contributiva pari a 13 milioni di euro.
Sono queste le cifre di non poco conto emerse a seguito di un’indagine che i finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno condotto nei confronti di un imprenditore 50enne di origini padovane, ma residente da tempo nel capoluogo siciliano, città ove hanno sede le sue società.
Secondo quanto accertato dalle fiamme gialle, l’uomo aveva ideato un sistema di frode basato sulla costituzione di più società aventi formalmente sede a Milano (ma di fatto inesistenti come struttura fisica) così da rendere la vita complicata ad eventuali controlli atteso che, nella realtà, le attività imprenditoriali reali erano invece situate quasi 1.500 km. più a sud.
Parallelamente a ciò, l’uomo era altresì uso ad assumere un considerevole numero di lavoratori “in nero” per i quali, oltre a remunerazioni nettamente inferiori a quelle previste, non versava nemmeno i previsti contributi previdenziali ed assistenziali, lasciando così gli stessi privi di quelle tutele previste dalla legge.
Per cogliere sul fatto il responsabile, ed avere un quadro reale della situazione all’interno di questi call center, i finanzieri hanno dovuto procedere con un vero e proprio blitz all’interno dei locali grazie al quale hanno potuto così “cristallizzare” la situazione nonché acquisire immediatamente tutta la documentazione ivi presente che, come sempre avviene in questi casi, racconta poi agli investigatori cose molto interessanti.
Unitamente a tali documenti, gli uomini della GDF hanno proceduto al sequestro di vari computer, cd rom e pen drive, dal cui esame sono emersi evidenti elementi probatori che hanno permesso di scoprire, oltre alla totale irregolarità del rapporto di lavoro tenuto con centinaia e centinaia di dipendenti e l’esistenza di consistenti ricavi occulti, ben 13 milioni di euro che nel tempo sono stati sottratti a tassazione causando un danno all’Erario – in termini di imposte non versate – per circa 4.000.000 di euro.
A questo punto è così scattata la denuncia per frode fiscale, nonché contestate sanzioni amministrative per circa 14 mln. di euro, quest’ultime proprio in ragione delle gravi violazioni emerse in materia di legislazione sociale e del lavoro.
Al termine dell’operazione, l’Autorità Giudiziaria inquirente ha disposto nei confronti del responsabile un sequestro di beni a lui riconducibili per circa 4.000.000 di euro, ovvero l’importo corrispondente all’imposta complessivamente evasa.