GdF, prosegue la spedizione dei finanzieri del soccorso alpino sull’Himalaya indiano

Paola Fusco

Dopo aver raggiunto la cima delle prime quattro vette inesplorate della valle del Miyar, sulla selvaggia catena montuosa dell’Himalaya indiano, prosegue la spedizione composta da nove finanzieri del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (S.A.G.F.), condotta dal Ten. Col. Bruno Moretti. Ricordiamo che si tratta di militari scelti tra i più esperti alpinisti in servizio presso il soccorso alpino del Corpo. La rischiosa spedizione dei militari del S.A.G.F., patrocinata dalla Provincia di Trento, si prefigge l’obiettivo di raggiungere alcune cime ancora inviolate – a quote comprese fra i 5.000 e i 6.500 metri  che sorgono sopra la valle del Miyar, una remota zona del globo che si snoda attraverso le aspre regioni montuose dell’Himachal Pradesh e dello Zankar nel Kashmir indiano. Le scalate alle vette del Miyar avvengono in stile alpino, ovvero senza l’ausilio di corde fisse, portatori sherpa e autorespiratori, anche se i componenti della spedizione sono dotati di GPS, pc, apparati satellitari e altimetri che, oltre a fornire una cornice di sicurezza alle scalate, permettono di tracciare una dettagliata mappatura di aree geografiche sino a oggi ancora sconosciute e di aprire nuove vie alpinistiche per gli esploratori che nei prossimi anni vorranno ripercorrere l’avventura vissuta dagli uomini della Guardia di Finanza. La prima vetta ad essere raggiunta lo scorso 9 settembre dalla cordata composta dall’App.s. Cristian Gobbi, dall’App. Gianpaolo Corona e dall’App. Mirko Groff, era posta nella sconosciuta Nameless Valley. La cima conquistata dai tre militari, sita a 6.046 metri di altitudine, è stata chiamata “Cima Trento”. La stessa cordata, dopo un solo giorno di riposo presso il campo-base, ha “attaccato” lo scorso 11 settembre una vicina montagna facendo fronte ad un’impegnativa parete di terreno misto sino a raggiungere la quota di 5.760 metri, poi battezzata col nome di “Om Shanti”, che tradotto dalla lingua locale, significa “Cima della pace”. Poco dopo il raggiungimento della vetta dell’”Om Shanti”, il 12 settembre scorso, un’altra cordata di finanzieri formata dagli Appuntati Scelti Daniele De Candido e Riccardo Scarian, e dall’Appuntato Attilio Munari, ha conquistato i 5.700 metri della “Cima Bruno Detassis”, così intitolata per onorare la memoria del grande alpinista trentino scomparso l’8 maggio scorso. Assolutamente unico quanto inesplorato lo scenario paesaggistico nel quale s’inserisce la cima appena raggiunta che s’incastona nel ghiacciaio del Tawa fra la catena montuosa della Neverseen Tower, raggiunta da una spedizione alpinistica solo nel 1992. Particolarmente difficile la scalata a questa vetta, il cui raggiungimento è stato possibile solo dopo il superamento di una parete verticale di roccia dello sviluppo di circa 800 metri con passaggi di difficoltà pari all’VIII grado. E’ nella sequenza dei successi sin qui ottenuti che si inserisce anche una quarta scalata compiuta domenica 14 settembre dall’App.s. Massimo Da Pozzo e dall’App. Cristian Brenna i quali, dopo aver lasciato il campo-base alle 4 del mattino e compiuto 13 ore di arrampicata con difficoltà fino al VI grado, hanno raggiunto la vetta di una remota montagna posta alla confluenza dei due rami terminali del ghiacciaio dello Jangpar, poi battezzata “Cima Fiamme Gialle”. Decisamente impegnativo in questa circostanza il rientro al campo-base, avvenuto non prima delle 7 del mattino seguente, visto che i due alpinisti hanno dovuto affrontare una lenta discesa in parete ed in ghiacciaio, con “visibilità zero” a causa di una bufera di neve che imperversava sulla zona. All’alba di martedì 16 settembre, invece, il trio di alpinisti Gobbi-Corona-Groff è nuovamente partito per raggiungere un’altra cima sconosciuta della misteriosa Nameless Valley. Anche in questo caso alcuni “coulouir” ghiacciati (strette gole poste in alta montagna caratterizzate dalla presenza di ghiaccio o neve) alternati a ripidi nevai sospesi uniti ad una insidiosa crosta di neve polverosa posta a diretto contatto con le lisce placche granitiche sottostanti, hanno reso piuttosto difficile l’inedita arrampicata che si è protratta per oltre 10 ore, e che è stata accompagnata da temperature molto rigide nonché dalla presenza di moltissima neve fresca che faceva sprofondare gli arrampicatori sino alla vita. Nonostante queste difficoltà i tre finanzieri hanno comunque raggiunto la sommità dell’erta che hanno deciso di chiamare “Colle Quota 5.631”. Al momento, la spedizione dei finanzieri del S.A.G.F. sta attendendo il transito di alcune perturbazioni prima di compiere, nell’ultima settima di questo mese, nuove e difficili scalate.