GdF: Torino, tolte dal mercato 350.000 confezioni di colla tossica importata dalla Cina

Enrico Fiorenza

Può un oggetto apparentemente innocuo come un comune stick di colla diventare addirittura pericoloso? Certamente si quando a comporre la colla stessa sono sostanze irritanti o addirittura cancerogene, e se si considera che tali oggetti finiscono spesso per essere utilizzati dai bambini per i loro collage si può capire perché ben 350.000 confezioni di questi prodotti siano finite sotto sequestro.
È stato questo l’obiettivo dell’operazione condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Torino i quali, a seguito di un’indagine avviata alcuni mesi fa poi avvallata da specifiche analisi tecnico-chimiche, hanno scoperto come il prodotto, importato dalla Cina e distribuito in Lombardia, Toscana, Veneto, Sicilia, Campania e Lazio, contenesse una sostanza cancerogena e tossica come il dicloroetano, nonché un’altra altamente irritante come il cloroformio, peraltro in concentrazioni oltremodo elevate.
La colla così prodotta, infatti, in caso di inalazione o ingestione, anche in piccole quantità, avrebbe persino potuto creare lesioni negli utilizzatori, tanto che pure un possibile assorbimento per via cutanea di tale composto colloso diviene chiaramente da evitare.
Accertata la pericolosità del prodotto, i finanzieri torinesi sono subito intervenuti su tutta la filiera distributiva rivenendo la colla presso ben 16 depositi che, come indicato sopra, sono sparsi in diverse regioni italiane.
Gli imprenditori italiani e cinesi che hanno importato il prodotto tossico sono stati intanto denunciati per diversi reati come la frode in commercio, l’immissione in commercio di prodotti pericolosi nonché la vendita di prodotti contenenti sostanze vietate.
Le etichette riportanti la composizione della colla, peraltro, proprio in base alle dettagliate risultanze delle analisi, sono risultate palesemente contraffatte e dunque certamente fuorvianti per i consumatori che in nessun modo avrebbero potuto così apprendere la potenziale pericolosità di quel che stavano acquistando o utilizzando.
Il valore della merce finita sotto sequestro è sui 2 milioni di euro, il che dà anche la misura di quale sia il danno economico in termini di libera e corretta concorrenza che subiscono le aziende produttrici del settore che operano nel rispetto delle norme, e che si vedono così tagliate importanti fonti di guadagno da parte di chi produce in “economia” ma in dispregio delle regole.