GdF:Roma, sequestrati beni per 19 milioni di euro al clan malavitoso degli Spada di Ostia

Oriol De Luca

“Me sto a puzzà dé fame”. Era questa una delle risposte che Roberto Spada aveva dato al giornalista della Rai Daniele Piervicenzi prima di aggredire a novembre 2017 lui ed il suo operatore durante la nota intervista – rimbalzata poi per giorni su tutti i media – ed i cui violenti sviluppi ne determinarono l’arresto; un’affermazione smentita clamorosamente anche dal maxi-sequestro di beni che i finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno operato oggi nei confronti suoi e dei suoi familiari, ed il cui valore complessivo arriva a ben 19 milioni di euro.
L’odierna operazione delle fiamme gialle, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, nasce da una pregressa indagine che gli specialisti del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) della GDF avevano condotto nei confronti dell’omonimo clan malavitoso di origini “sinti” egemone su tutta la zona Ostia (RM).
Gli approfondimenti patrimoniali disposti in applicazione del “Codice Antimafia”, in particolare, hanno così chiaramente svelato come i redditi irrisori dichiarati dai maggiori esponenti della famiglia Spada, fossero assolutamente sproporzionati rispetto alle loro effettive disponibilità patrimoniali ed al loro tenore di vita; ricchezze ingenti ma frutto di una lunghissima attività criminale fatta di estorsioni, usura, traffico di droga e fittizia intestazione di beni, quest’ultima da loro praticata al fine di dissimulare la reale proprietà di molteplici attività economiche su cui, in un modo o nell’altro, erano comunque riusciti a mettere le mani andando ad inquinare fortemente il tessuto economico di una zona come quella di Ostia Lido che conta qualcosa come 230mila abitanti.
Secondo quanto accertato dagli inquirenti, infatti, il clan Spada gestiva bar, stazioni di rifornimento carburanti, sale da gioco, palestre, panifici, concessionarie di auto ecc.
Da notare come gli Spada siano altresì gli storici alleati del potente clan dei Fasciani (quest’ultimo duramente colpito da due importanti operazioni condotte proprio dalla Guardia di Finanza), e che per lungo tempo ha fatto pesare il suo potere criminale su tutto il litorale romano. Con il boss della famiglia, Carmine Fasciani (attualmente detenuto) gli Spada sembrano comunque aver mantenuto stretti vincoli se, come accertato dagli investigatori, gli stessi ne destinavano ancora parte dei loro proventi necessari per il sostentamento del vecchio “don” Carmine oggi ristretto in carcere.
Sulla base di queste nuove risultanze investigative il Tribunale di Roma, rafforzate anche da dichiarazioni che alcuni collaboratori di giustizia hanno reso agli inquirenti, ha così disposto l’odierno sequestro patrimoniale riconducibile a cinque esponenti della famiglia Spada (anche se in larga parte intestati ad altre 47 persone tra cui familiari e fiancheggiatori vari), composto da 18 società e 4 ditte individuali, oltre a 4 immobili siti a Roma e ad Ardea (RM), 16 veicoli, svariati rapporti bancari, postali, assicurativi ed azioni, nonché il patrimonio aziendale ed i relativi beni di 6 associazioni sportive site ad Ostia (RM).