Genova, sfiorata la tragedia

red

Ieri sera a Genova è stata sfiorata un’altra Heysel, con i trecento ultrà serbi che hanno messo a ferro e fuoco la zona di Marassi fino alle due di notte, dopo aver costretto l’arbitro Thomson a interrompere, al sesto minuto di gioco, il match Italia-Serbia. Il bilancio finale parla di 16 feriti, di cui due carabinieri, 35 denunciati, 138 identificati, 17 arrestati. Tra loro c’è anche l’uomo tatuato che, tronchesi alla mano, ha tagliato la rete della gabbia all’interno della quale, dentro lo stadio, erano stati confinati i circa 2.000 hooligan di Belgrado. Si chiama Ivan Bogdanov: lo hanno trovato le forze dell’ordine nascosto nel vano motore di uno dei pullman che avrebbero dovuto riportare a casa gli ultrà, ed è stato identificato attraverso una data tatuata sull’avambraccio. Il 29enne incappucciato che ha guidato le violenze e’ noto da tempo alla polizia serba come uno dei leader della tifoseria della Stella Rossa, appartenente alla fazione estremista e militante degli ‘ Ultra Boys’. La Stella Rossa e’, con il Partizan, una delle due squadre di Belgrado. Fra i due club, e le rispettive tifoserie, vi e’ una storica rivalita” che sfocia spesso in risse e violenze. Bogdanov, disoccupato, con la giustizia ha avuto a che fare almeno in quattro occasioni: per la partecipazione a una rissa, per lesioni e aggressione a pubblico ufficiale in servizio, per comportamento violento e per possesso di droga. Sono arrivate anche le prime condanne: un anno di reclusione è stato patteggiato da Nicola Arsic, uno dei due processati per direttissima accusato di resistenza a pubblico ufficiale e fermato prima della partita. Condannato a tre mesi il genoano diciottenne accusato anche lui di resistenza. Gli scontri, preceduti dalle devastazioni prepartita nel centro di Genova, erano proseguiti dentro lo stadio con il lancio di petardi e il tentativo di sfondamento della barriera antiproiettile che divideva gli ultrà dal resto del pubblico genovese. E poi erano deflagrati all’uscita dello stadio, quando tutto il pubblico era tornato a casa e anche Italia e Serbia erano rientrate nei rispettivi alberghi. La guerriglia è durata fin oltre le due di notte. La polizia autostradale nella notte ha predisposto un piano di evacuazione dei pullman dei tifosi serbi, e il deflusso si è completato regolarmente. Gli incidenti della notte erano scoppiati quando il gruppo di ultrà, controllati a vista da polizia, carabinieri e guardia di finanza in assetto antisommossa, aveva tentato di forzare il cancello della recinzione dove erano confinati in attesa del deflusso. Un vero e proprio agguato è stato teso dagli hooligan a un reparto della Finanza, e quel punto le forze dell’ordine hanno lanciato fumogeni ed effettuato cariche. Gli ultrà hanno di nuovo tentato di fare irruzione dentro lo stadio, verso la tribuna stampa dove erano ancora al lavoro gli inviati di giornali italiani e serbi. Nel frattempo, nel piazzale antistante lo stadio erano accorse alcune decine di ultrà di Genoa e Samp, intenzionate a ingaggiare una battaglia con i serbi; sono stati subito rimandati indietro dalle forze dell’ordine. Quando verso le due della notte la tensione è calata, la polizia ha fatto scendere gli hooligan già saliti sui bus per le perquisizioni. Sequestrati bastoni, spranghe, coltelli e uno zainetto con all’interno dei grossi petardi o bombe carta. Il Viminale difende l’operato delle forze dell’ordine: "il comportamento responsabile delle forze di polizia ha consentito di evitare una possibile tragedia” sottolineano fonti ministeriali. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha incontrato il capo della Polizia Manganelli per una relazione aggiornata sui fatti. Ha rilasciato dichiarazioni anche Roberto Massucci, responsabile della sicurezza della nazionale: "Avevamo comunque qualificato questa partita tra quelle ad alto rischio, siamo
sempre stati in collegamento con la polizia serba e non ci avevano segnalato particolari problemi. Quel che e’ accaduto non era preventivabile anche se c’ eravamo preparati a ogni tipo di situazione", ha spiegato. "Non ci sono arrivate segnalazioni diverse, ma tifosi di questa pericolosita’ non dovevano arrivare a Genova", ha sottolineato, "le forze dell’ ordine italiane hanno fatto tutto quello che potevano fare contro un’ aggressivita’ cosi’ alta della tifoserie serba, una tifoseria che presenta questo livello di rischio non deve arrivare a destinazione e il compito di fermare questa gente spetta alla legislazione nazionale, in questo caso a quella serba". "Noi controlliamo i nostri tifosi prima di ogni trasferta, ad alcuni impediamo di comprare il biglietto, verso gli altri che hanno la titolarita’ per acquistare i tagliandi e che sono considerati pericolosi applichiamo tutte le misure del caso, segnalandoli anche ale forze di polizia estera", ha insistito. "I tifosi serbi, come avete visto quando i giocatori sono andati sotto il loro settore, erano ostili anche nei confronti dei loro calciatori", ha ricordato. Massucci, in conferenza stampa, ha parlato dell’ aggressione subita da Stankovic e compagni prima della partita e di come si e’ arrivati alla sospensione del match. "Abbiamo appreso nel corso della giornata che c’ era stato anche un episodio di intimidazione nei confronti del portiere
serbo, i tifosi hanno tentato di aggredire i propri calciatori lanciando un fumogeno all’ interno del pullman", ha raccontato. "La decisione di sospendere e’ stata presa dal direttore di gara che ha ritenuto che non vi fossero le condizioni di sicurezza per i calciatori, per se’ stesso e gli assistenti",
ha confermato. Petardi, fumogeni, oggetti, i serbi hanno lanciato in campo di tutto, resta da capire come tutto questo materiale sia entrato. "I controlli sono stati verificati anche dall’ organizzazione e sono stati considerati accurati, ma chi ha l’ intenzione dolosa di entrare oggetti negli stadi ha il sistema per farlo", ha assicurato Massucci. "Il controllo e’ sulla persona, ma non ha la stessa
efficacia di una perquisizione e a volte non e’ idoneo a trovare oggetti di questa dimensione. L’accuratezza del controllo non e’ stata idonea al ritrovamento di oggetti pirotecnici", ha infine ammesso. Dure le considerazioni del sindaco di genova, Marta Vincenzi:
”Il ministero degli interni non ha saputo valutare il problema e soprattutto la pericolosità dei tifosi (a cui non doveva essere consentito l’accesso a Genova) alla luce di quanto accaduto al gay pride qualche giorno prima e dei segnali che la Federcalcio serba sembra aver inviato”. L’ inchiesta aperta dalla Uefa sulla partita di ieri a Genova tra l’ Italia e la Serbia sara’ all’ esame del consiglio a Nyon il prossimo 28 ottobre. Le sanzioni, sulla base dell’ articolo 14 del regolamento disciplinare riportato sul sito della Uefa, possono andare da un richiamo o una multa, fino alla squalifica del campo o alla radiazione dagli Europei (con cancellazione dei risultati degli incontri disputati della Serbia) o dalle future comperizioni.