La Difesa cede gli immobili

red

Sessantuno beni immobili appartenenti al ministero della Difesa stanno per dire "addio alle armi" e passare in capo agli enti locali per essere "valorizzati", anche sotto il profilo turistico-alberghiero. Sull’isola di San Paolo, nell’arcipelago delle Cheradi, è in vendita il forte voluto da Napoleone alla fine del Settecento, oggi in degrado; si vendono i fari di Capo Rizzuto (KR), Capo Trionto a Rossano (CS), della Guardia, sull’isola di Ponza, e poi caserme (a Roma la Gandin, la Medici, la Ruffo, la Piccinini, l’ex Forte Trionfale e un pezzo del Forte Boccea), parte dell’Arsenale di Venezia, l’ex carcere militare di Palermo, il Castello Svevo di Brindisi. Che fine faranno? "Oggi sono diversi i sistemi di valorizzazione dei beni dismessi dal ministero della Difesa" spiega Nicolò Carnimeo, docente di Diritto della Navigazione all’Università di Bari. "Alienazione, permuta, valorizzazione e gestione dei beni con il contributo dei privati. Gli immobili sono generalmente trasferiti all’Agenzia del Demanio che promuove protocolli d’intesa e accordi di programma con gli enti locali". In questo modo possono essere dati in locazione ultradecennale o essere messi in vendita. Tiene alta la guardia Legambiente: "C’è il rischio di scambiare la valorizzazione con la svendita" dice il vicepresidente Sebastiano Venneri. "Se i beni finiscono agli enti locali, e sull’onda del federalismo spinto magari a piccoli Comuni, che hanno le casse vuote, il rischio della svendita al peggior offerente è altissimo. Dove potrebbero trovare diversamente i sindaci il denaro per valorizzare davvero questo patrimonio? Solo lo Stato può farlo".

Venneri insiste. "Non siamo contrari alla gestione privata, un faro può essere benissimo ceduto in gestione, per essere utilizzato come resort o bed&breakfast, previa recupero della struttura. Ma tutto ciò è auspicabile che avvenga sotto il controllo dello Stato. Anzi, possibilmente anche sotto la proprietà di quest’ultimo. Ricordiamoci che il patrimonio Italiano deve la sua bellezza anche al fatto che è un patrimonio comune e indiviso".