La mancanza di alfabetizzazione dei dati ostacola le performance aziendali

redazione

Qlik®, leader nella Data Analytics, presenta una ricerca globale in cui si rivela un crescente divario di competenze che impedisce ai decisori aziendali di porre le giuste domande a dati e macchine.

 

Nonostante la società internazionale di consulenza manageriale McKinsey riporti che 800 milioni di dipendenti potrebbero perdere il proprio posto di lavoro entro il 2030 a causa dell’automazione e della robotica, e nonostante Gartner ritenga l’alfabetizzazione dei dati una competenza professionale indispensabile, la maggior parte dei decision maker aziendali (76%) ancora non mostra fiducia nelle proprie capacità di leggere, lavorare, analizzare e argomentare i dati. Chi dichiara più dubbi sulla propria data literacy sono i dirigenti europei (83%), seguiti dai dirigenti in APAC (80%) e USA (67%).

 

Jordan Morrow, Head of Data Literacy di Qlik, dichiara: “I dati rappresentano ormai un elemento fondamentale per essere competitivi, le aziende globali vi fanno affidamento per ottenere intuizioni e conquistare il mercato. Tuttavia, la capacità di un’organizzazione di avere successo in questa era digitale dipende fortemente dalle capacità dei suoi dipendenti di apprendere un nuovo linguaggio: il linguaggio dei dati. Il fatto che coloro che guidano le aziende siano ancora in difficoltà di fronte ai dati non solo impedisce di eccellere nella propria posizione di leadership, ma ostacola anche la loro capacità di guidare un cambiamento culturale basato sui dati. Per fortuna c’è ancora tempo per colmare le lacune in ambito di alfabetizzazione dei dati e per preparare i lavoratori a confrontarsi con i dati, in modo da poter fronteggiare il futuro diretto verso robotica e automazione. Ma è necessario agire ora per ottenere un vantaggio competitivo”.

 

In un nuovo report globale, Qlik rivela informazioni sull’analfabetismo dei dati e offre consigli pratici per facilitare l’accesso a tutti i dipendenti a dati, strumenti di analisi e apprendimento per raggiungere il successo personale e sfruttare un’opportunità economica senza precedenti.

Le osservazioni principali riguardano:

 

 

  • I dati sono il segreto del successo professionale: la maggior parte (85%) dei responsabili delle decisioni aziendali competenti nell’analisi dei dati è soddisfatto delle proprie performance professionali, contro il 54% dei colleghi meno esperti. Inoltre, la maggior parte di coloro che utilizzano i dati nel proprio ruolo professionale non solo concordano sul fatto che questi li aiutino a fare meglio il proprio lavoro (94%), ma che una maggiore alfabetizzazione dei dati conferirebbe loro maggiore credibilità sul posto di lavoro (82%).

 

  • Grande entusiasmo nell’imparare: la maggior parte dei decisori aziendali (78%) sarebbe disposto a investire più tempo ed energie per migliorare le proprie conoscenze in fatto di dati, rappresentando un’opportunità significativa per guidare un cambiamento culturale ormai inevitabile. I dirigenti indiani hanno il più alto desiderio di imparare (95%), seguiti da quelli dell’APAC (72%) e, infine, dell’Europa (65%).

 

  • I livelli di fiducia variano da regione a regione: in India, i decision maker hanno il livello di fiducia più alto (46%), seguiti da Stati Uniti (33%), Spagna (27%), Regno Unito (26%), Australia (22%), Germania (20%), Singapore (17%), Francia (16%), Svezia (15%), Cina (12%) e Giappone (8%).

 

  • Serve più scetticismo per interrogare i dati provenienti dalle macchine: quasi la metà dei rispondenti (48%) lotta per indentificare quali sono i dati veri e quali quelli manipolati, indicando una necessità urgente di migliorare il supporto ai lavoratori.

 

Morrow continua: “Poiché le organizzazioni vogliono essere guidate dai dati, è inevitabile che quei dipendenti che possono leggere, lavorare, analizzare e discutere con i dati saranno in grado di contribuire maggiormente al business. Le aziende dovrebbero capitalizzare sull’entusiasmo della forza lavoro e identificare le persone più predisposte per l’analisi dei dati che possono guidare il programma di alfabetizzazione dei dati. Le organizzazioni sono costituite da persone molto diverse tra loro ed è quindi necessario che il supporto sia personalizzato in base alle loro caratteristiche. Una guida strutturata all’interno dell’azienda contribuirà a creare la giusta cultura in cui chiunque ha le potenzialità per eccellere – a prescindere dal livello di partenza “.

 

Il nuovo report contiene approfondimenti, opinioni e consigli sulle best practice provenienti da diversi esperti del settore e data leader, tra cui:

 

 

  • Bernard Marr, Data Strategist: “I dati sono una delle principali fonti di potere e rappresentano le fondamenta del cambiamento attraverso l’intelligenza artificiale, l’automazione e l’analisi predittiva avanzata. Mentre stiamo assistendo a enormi progressi per scoprire le intuizioni che guideranno l’efficienza e miglioreranno l’esperienza cliente, un’ulteriore crescita è ostacolata da una diffusa mancanza di fiducia nei dati”.

 

  • Nick Blewden, Head of Business Intelligence and Data Products, Lloyd’s Londra: “Nell’economia digitale, tutto il nostro staff è costituito da utenti di dati con competenze diverse nell’ambito dell’analisi dei dati.Il bisogno di approfondire non è nulla di cui vergognarsi o spaventarsi. Tuttavia, deve essere preso sul serio, in particolare in un settore come il nostro, dove siamo sottoposti a intense pressioni competitive e dobbiamo operare nel modo più efficiente possibile”.

 

  • Geertjan Woltjes, Chief Operating Officer di Quooker: “Se vuoi essere agile e crescere nel modo in cui lo stiamo facendo noi, è necessario aver fiducia nei dipendenti e nelle loro decisioni. Poter accedere a dashboard e strumenti di analisi significa che il nostro personale non ha bisogno ogni volta di consultare un manager prima di cambiare orari o chiamare i fornitori. Stiamo osservando come i dipendenti più alfabetizzati apprezzino molto la loro autonomia, guidando la crescita del business e accelerando la propria crescita professionale. I programmi di formazione dedicati faranno crescere la fiducia di tutti i dipendenti con diversi livelli di abilità. Crediamo che tutti dovrebbero avere l’opportunità di prendere decisioni importanti basate su approfondimenti accurati e ottenere di più dalle proprie performance”.

 

  • Mark Singleton, Head of Business Intelligence di Wrightington, Wigan and Leigh NHS Foundation Trust: “Il nostro approccio è quello di fornire ai dipendenti la motivazione per analizzare i dati e porre domande che non erano mai state fatte prima. Trasformare le intuizioni in azioni e sperimentare risultati positivi per sé stessi significa che i dipendenti continuano a dedicarsi ai dati per informare e applicare nuovi modi di lavorare. Stiamo sviluppando le competenze e le abilità in tutta la struttura aziendale, da chi si occupa delle pulizie agli infermieri e agli analisti, per cui il team BI non deve essere un collo di bottiglia per ottenere le risposte di cui i nostri dipendenti hanno bisogno”.

 

 

  • David Tan, Head of Big Data Analytics Group, UOB: “Abbiamo alcuni incredibili cervelli analitici all’interno della nostra organizzazione che svolgono un ruolo fondamentale nella promozione dell’alfabetizzazione dei dati tra i dipendenti. Quando adottiamo tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico per migliorare il modo in cui serviamo i nostri clienti, vogliamo che le comunicazioni siano aperte in modo che tutti gli utenti della banca capiscano le possibilità offerte dai dati”.