Ieri sera cena d’addio tra il presidente russo Vladimir Putin , che lascerà la sua carica il 7 maggio, e il presidente americano George W. Bush, che lascerà la Casa Bianca nel gennaio del 2009. Nella Dacia di Soci, sul mar Nero, i due si sono esibiti persino in una danza cosacca dopo una cena ovviamente a base di caviale e champagne russo. Alla cena era ovviamente presente anche il successore di Putin, Dimitri Medvedev, che avrà anche lui domani un incontro faccia a faccia con George Bush. I temi sul teppeto sono tanti ed estremamente complicati, a partire dallo scudo spaziale e dall’ampliamento ad est della Nato, e gli americani hanno già fatto sapere in una dichiarazione ufficiale che oggi non sarà raggiunto nessun accordo perché “molto lavoro deve essere ancora fatto dopo Soci in quanto non sono ancora neanche iniziate le discussioni sugli aspetti tecnici del sistema”. Concretamente oggi si può sperare che possa essere firmato un documento di intesa che regoli la cooperazione tra USA e Russia in molti importanti settori, come la non proliferazione nucleare, la lotta al terrorismo e in economia. Al centro della giornata di ieri anche le Olimpiadi, ma non quelle di Pechino, bensì quelle invernali che si svolgeranno nel 2014 proprio a Soci. A Bush è stato mostrato un grande plastico delle strutture che saranno create per l’occasione ed insieme i due presidenti si sono fatti fotografare con alle spalle il logo olimpico. Ma l’atmosfera idilliaca di questo ventunesimo colloqui tra i due leader si interromperà senz’altro oggi. La Russia non accetta l’ingresso di Ucraina e Georgia nell’Alleanza Atlantica né l’eventuale installazione di due basi di controllo dello scudo spaziali in Polonia e repubblica Ceca. E a dire la verità le accelerazioni di Bush non convincono nemmeno gli alleati dai quali ha ricevuto un secco no all’allargamento immediato della Nato ad Est. Da questo incontro, quindi, sarà difficile che esca qualcosa di positivo, ma neanche che si incrinino ulteriormente i rapporti. D’altronde l’incontro è stato voluto proprio da George Bush ed accettato con entusiasmo da Putin proprio per migliorare i rapporti tra le due superpotenze e lasciare un terreno meno aspro ai loro successori. Una partita a scacchi che si conclude ma che però ha un trucco. Uno dei due continuerà ancora a giocarla anche sul prossimo tavolo.
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