L’utilizzo dell’Rfid come leva per migliorare la competitività

redazione

Checkpoint Systems, unico fornitore di soluzioni verticalmente integrate per il Retail, da sempre dimostra con le proprie soluzioni all’avanguardia e con progetti tailor-made, il valore aggiunto dell’investimento nella tecnologia Rfid. Dall’ottimizzazione dello stock, ad una maggiore accuratezza dell’inventario, dal controllo dei costi relativi al personale, al miglioramento della sicurezza e della customer experience, è più che mai evidente il potenziale di crescita ed efficientamento che questa tecnologia è in grado di facilitare.

 

La ricerca “Retail Security in Europe: Going Beyond Shrinkage”, realizzata da Crime&Tech, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con il supporto di Checkpoint Systems, ha messo in evidenza che, già a partire dalla fase di raccolta informazioni e ricerca, per poi arrivare a quella di analisi dei dati sul punto vendita e alla sicurezza,  il ruolo dell’Rfid possa assolutamente creare benefici per tutta la catena del valore.

 

Se, come emerge, “misurare per poter contenere e limitare le differenze inventariali” è la sfida che oggi i retailer devono ancora superare appieno, il contributo che l’Rfid può fornire è, crediamo, notevole. Oggi oltre la metà del valore totale delle perdite registrate risulta ancora essere di origine “non conosciuta”. Questo dato ci fa pensare che la soluzione a questo tipo di “lacune alla base” possa risiedere proprio nell’adozione di questa tecnologia.

 

Facciamo un passo indietro e partiamo dall’inventario, la prima pratica che fornisce appunto l’evidenza dei fatidici disallineamenti a magazzino nel settore.

Le pratiche inventariali variano ancora da azienda ad azienda e, spesso, gli errori partono già a livello di calcolo. Le differenze sono tante, ad esempio cambia la frequenza dell’inventario – che viene prodotto in base alle situazioni di rischio individuate dalle singole aziende – cambiano i metodi contabili – che spesso differiscono pure all’interno di uno stesso comparto.

 

Ma, soprattutto, cambiano le tecnologie utilizzate: se prevale l’utilizzo di codici a barre (nel 71,7% delle aziende intervistate), diversi retailer hanno riportato alcune difficoltà legate all’uso di portatili, docking station e palmari barcode, che richiedono loro di “sparare” ogni singolo articolo per scansionarlo, oppure di utilizzare procedure di moltiplicazione con il rischio di errori di “battuta”. Inoltre, ben il 7,5% ha dichiarato di eseguire l’inventario ancora manualmente – dato ancor più sorprendente se riferito al settore della GDO, dove sale all’11%.

Nonostante molti retailer ritengano che sia una delle soluzioni più “promettenti” in termini di riduzione delle differenze inventariali, che siano o meno di natura criminale, l’Rfid oggi risulta utilizzata solo dal 6% delle aziende del settore.

 

Se è evidente che il potenziale di crescita in ottica di miglioramento dell’efficienza e aumento dei profitti parta dalla riduzione delle differenze inventariali, emerge che la sicurezza nel retail rappresenti un’area con grande potenziale di miglioramento, sia a livello di ricerca che a livello di analisi dati.

 

Dal punto di vista delle misure di sicurezza adottate, si legge nella ricerca che le aziende italiane spendono in media lo 0,5% del loro fatturato in misure di sicurezza (media 2015-2016-2017). I sistemi CCTV, seguiti dai sistemi EAS e dagli allarmi, sono le contromisure più frequentemente adottate. Tuttavia, il loro impiego non è uniforme tra i punti vendita: il 70% dei rispondenti dice di adottare EAS in tutti gli store, mentre le guardie armate e disarmate sono impiegate in una percentuale minore di punti vendita, così come il personale in borghese e i sistemi Rfid utilizzati come EAS (solo il 25%).

 

Noi di Checkpoint siamo assolutamente convinti che l’apporto di questo tipo di sistemi possa essere notevole. Ovviamente l’adozione della tecnologia necessita di sposarsi con un miglioramento a livello di organizzazione e di comunicazione interna, ma pensiamo fermamente che possa giocare un ruolo primario, nel migliorare la contabilità delle perdite e quindi nel contribuire a ridurle quanto nel migliorare l’accuratezza del controllo, la sicurezza e la riduzione dei furti.

 

Ci sentiamo di suggerire, tra l’altro, anche a quelle realtà che fino a poco tempo fa pensavano che l’investimento in RFID fosse irraggiungibile, che la situazione è molto cambiata da questo punto di vista. Oggi avviare un progetto pilota non ha più un impatto economico strabiliante come fino a qualche anno fa e noi di Checkpoint, grazie soprattutto ad un’esperienza decennale nel Source Tagging, siamo il partner ideale per qualunque retailer che desideri intraprendere la sfida dell’RFID.

 

Suggeriamo quindi, anche alle PMI, di approfondirne con noi i benefici e le potenzialità di questa tecnologia, sfruttando grazie alla nostra consulenza anche le opportunità rappresentate dal nuovo credito d’imposta per investimenti software, previsto dal Piano Transizione 4.0. In un contesto di sempre maggiore attenzione verso l’innovazione tecnologica, infatti, anche i retailer con pochi punti vendita o quelli che fino a poco tempo fa vedevano nell’Rfid una tecnologia appannaggio dei big del settore, oggi stanno iniziando sempre più a considerarlo una reale opportunità, attratti dalle potenzialità e dagli ormai molti progetti attivi con successo nel settore.