Mafia:a Palermo e provincia fermata guerra tra clan

Francesco Giugni

I carabinieri del Ros di Palermo e del gruppo Monreale, coordinati dalla Dda del capoluogo siciliano, hanno eseguito 62 misure cautelari emesse dal Gip di Palermo su disposizione della locale procura distrettuale.

Le accuse sono di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, ricettazione, favoreggiamento e reati in materia di armi aggravati dal metodo mafioso. Sono stati effettuati, inoltre, sequestri di attività commerciali, imprese e beni immobili frutto di  un illecito arricchimento.

Il blitz, denominato “Brasca-quattro. zero”, è nato da due indagini distinte da parte del Ros e del Gruppo carabinieri di Monreale, che hanno praticamente azzerato due clan palermitani. E’ stato così evitato l’inizio di una guerra mafiosa tra il clan Villagrazia-Santa Maria di Gesù di Palermo e il clan di San Giuseppe Jato della provincia.

Secondo gli inquirenti, sarebbero due le persone dietro questa organizzazione che operava tra Palermo e provincia, due uomini di età avanzata: Mario Marchese, 77 anni, e Gregorio Agrigento, 81 anni, fedelissimi di Totò Riina.

Mario Marchese, detto anche “zu Mariano” sarebbe stato alla guida della cosca di Villagrazia-Santa Maria di Gesù, mentre Gregorio Agrigento a capo del clan di San Giuseppe Jato.

Nella conferenza stampa di ieri, alla quale erano presenti anche il comandante del Ros Giuseppe Governale e il comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe De Riggi, Francesco Lo Voi,  procuratore capo di Palermo, ha evidenziato l’importanza di pene più severe e ha ipotizzato una nuova fattispecie di reato per quegli imprenditori che stringono affari con la mafia.

Alessandro Albanese, Presidente della Confindustria di Palermo, ha pienamente condiviso quanto sostenuto dal procuratore Lo Voi, auspicando  una sempre maggiore attenzione nei confronti di “imprenditori delinquenti”, che sarà necessario punire adeguatamente.