Manganelli a San Silvestro con i poliziotti di Milano

Massimo Scambelluri

Il Capo della Polizia, Antonio Manganelli ha passato la notte dell’ultimo dell’anno in compagnia, come da tradizione, dei suoi uomini impegnati sul campo. Quest’anno ha scelto la sala operativa della Questura di Milano da dove, anche in collegamento in videoconferenza con la Questura di Agrigento, la Polizia stradale di Lucca e il posto di Polizia di frontiera di Fiumicino, ha rivolto il tradizionale saluto alle donne e agli uomini della Polizia di Stato. Tema centrale del suo discorso è stata la necessità di restituire gli agenti di polizia all’operatività sul territorio togliendo ad essi quei compiti amministrativi nei quali dovrebbero essere impegnate risorse non appartenenti al corpo. “Quando mi chiedono – ha sottolineato – via i poliziotti dagli uffici, io rispondo: fuori dagli uffici i compiti burocratici. Se i poliziotti sono impegnati nella concessione dei permessi di soggiorno che hanno portato a quintuplicare il personale impegnato negli Uffici Stranieri, è evidente che essi vengono sottratti al controllo del territorio. Quando i permessi di soggiorno, che non costituiscono un’attività squisitamente di polizia, verranno passati ad altri enti, recupereremo degli uomini da impiegare in diverso modo”. Manganelli ha anche parlato della scarsità delle risorse a disposizione, sia in termini di dotazione che sul versante finanziario sottolineando come non manchi affatto, nonostante ciò, l’impegno a migliorare la sicurezza anche tagliando alcuni uffici che riteniamo superflui, in continuità con la linea già tracciata da De Gennaro. “Abbiamo deciso – ha dichiarato Manganelli – di eliminare le direzioni interregionali, momenti intermedi tra l’attività del centro e quella di ciascun ente territoriale. A Milano la direzione interregionale è costituita da un centinaio di uomini parte dei quali svolgeranno in futuro compiti tecnico-logistici. La maggior parte proprio in questi giorni viene restituita a compiti operativi”. Manganelli ha anche sottolineato il particolare ruolo che le grandi città, ed in particolare Milano e Roma, stanno svolgendo per un nuovo modo di fare sicurezza attraverso la partecipazione di tutte le forze sane della società: gli enti locali, le associazioni di categoria, il volontariato, “fino al singolo cittadino che è la prima antenna del controllo sociale”. “In tutti i Paesi avanzati – ha poi concluso – c’e’ uno scostamento tra la percezione di sicurezza del cittadino e l’andamento della delittuosità: non sempre l’aumento della criminalità viene avvertita. Se la gente non si sente sufficientemente protetta significa che non abbiamo fatto fino in fondo il nostro dovere e dobbiamo fare di più. Contro la paura non vale rispondere con la statistica: non posso rasserenare mia zia raccontandole che gli scippi sono diminuiti dell’1,5%. Questo lo diciamo tra di noi e ci conforta: dobbiamo attuare una politica della sicurezza sul territorio che coinvolga tutti gli attori che, nell’ambito del proprio ruolo, possono contribuire al miglioramento della qualità della vita”.