Messina, maxievasione e truffa allo Stato

Tiziana Montalbano

 Una maxi-frode fiscale è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Messina, che ha accertato un meccanismo fraudolento da parte di una società messinese operante nell’edilizia, la quale attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ha consentito a numerose società operanti nell’ambito del territorio nazionale l’evasione dell’IVA per più di 20 milioni di euro. La complessa attività di verifica si è avvalsa peraltro del prezioso utilizzo dello strumento degli accertamenti bancari, sulla scorta dei quali le Fiamme Gialle hanno esaminato decine di conti correnti, incrociandone i dati con quelli contabili della società. All’impresa verificata, operante sul territorio nazionale, sono stati formulati tra l’altro rilievi per l’omessa contabilizzazione di ricavi conseguiti ammontanti a 12 milioni di euro, oltre alla rilevazione di elementi negativi di reddito indeducibili scaturiti dall’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per circa 4 milioni di euro. Inoltre, sono state accertate violazioni all’IVA per più di 4 milioni di euro. L’attività di servizio, inoltre, ha permesso di segnalare alla competente Autorità Giudiziaria otto responsabili per reati fiscali. Infine, collateralmente all’ispezione fiscale, i finanzieri hanno anche scoperto una truffa ai danni del bilancio nazionale da parte di una società con sede in provincia di Ragusa, collegata a quella messinese sottoposta a verifica, la quale aveva ottenuto ingenti finanziamenti ex Lege 488/92 per la ristrutturazione di un importante villaggio turistico della zona di Modica (RG). Tramite un giro di false fatturazioni con un’altra società operante nel Nord-Italia collegata alle prime due, infatti, fondi pari a circa 3,5 milioni di euro tratti dal finanziamento a fondo perduto erogato dallo Stato, sono stati utilizzati per il previsto aumento del capitale sociale stabilito dalla vigente normativa. Viceversa, i soci dell’impresa beneficiaria del contributo avrebbero dovuto far fronte a tali apporti in denaro con liquidità proprie e non con lo stesso denaro pubblico.