Molfetta: "Mani sulla città"

Roberto Imbastaro

Avevano messo le “MANI SULLA CITTÀ” gestendo a fini privati l’attività dell’Ufficio Tecnico del Comune di Molfetta, in stretto rapporto con uno studio professionale privato dello stesso Comune. Dopo mesi di indagini a cura della Procura della Repubblica di Trani, gli uomini del Corpo forestale dello Stato, con l’ausilio della Polizia municipale di Molfetta, hanno ricostruito la fitta rete di interessi e di illegalità che ha praticamente “paralizzato” l’attività edilizia della cittadina a nord di Bari.

L’operazione coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Trani, dott. Antonio Savasta, è scattata nel corso della notte e rappresenta l’atto finale di una lunga e complessa indagine effettuata dal Corpo forestale dello Stato attraverso il Comando stazione di Corato e con l’ausilio del Comando stazione di Bari e del CTA dell’Alta Murgia. A coordinare l’operazione, il Comando provinciale di Bari e la Polizia municipale di Molfetta. All’esecuzione della ordinanza di Custodia Cautelare emessa dal GIP del tribunale di Trani, dott. Roberto Oliveri del Castillo, hanno partecipato una sessantina di uomini del Comando Provinciale di Bari del Corpo Forestale dello Stato e degli altri Comandi provinciali della Puglia oltre ad un elicottero del Reparto Volo della Forestale.

Diversi i reati ipotizzati dalla Procura di Trani: associazione a delinquere finalizzata al compimento di reati di corruzione, concussione oltre che dei reati connessi in danno all’ambiente consistenti in vere e proprie lottizzazioni abusive nel territorio di Molfetta, con gravissimi rischi idrogeologici. Nel corso dell’operazione, denominata “Mani sulla città” ben cinquantuno persone sono state indagate e nove quelle arrestate, otto delle quali poste agli arresti domiciliari mentre numerosissimi sono gli immobili (villette, ristoranti, complessi residenziali oltre all’ex Hotel Tritone) posti sotto sequestro penale.

Dalle indagini del Corpo forestale dello Stato è emerso uno spaccato molto grave di gestione a fini privati dell’attività amministrativa dell’Ufficio Tecnico del Comune di Molfetta, soprattutto ad opera del dirigente, in stretto rapporto con uno studio professionale privato, tale da potersi affermare che l’UTC di Molfetta, grazie al predetto, da ufficio pubblico deputato alla cura della legalità della progettazione edilizia nel territorio, era stato “geneticamente modificato” in una sorta di appendice del predetto studio di progettazione .

Il Dirigente, ex membro del predetto studio professionale (i cui soci sono riconducibili in gran parte alla famiglia del Dirigente stesso), secondo la tesi accusatoria, avrebbe, una volta divenuto dirigente dell’UTC, mantenuto un forte legame con lo studio professionale di origine, i cui soci sono stati tutti arrestati insieme al dirigente stesso, favorendo i progetti edilizi confezionati dallo studio privato ed osteggiando i professionisti estranei, nonché avrebbe addirittura minacciato anche il personale della Polizia Municipale di Molfetta, reo nell’adempimento del proprio dovere istituzionale, di segnalare abusi e illegittimità “scomode” per l’assetto del Dirigente in riferimento a pratiche curate da professionisti inseriti in quello studio e assentite dallo stesso Dirigente.

Il Dirigente, che di fatto ha mantenuto la sua condizione di socio, non solo si è limitato a favorire le pratiche provenienti dal detto studio approvandole con vari stratagemmi e artifizi documentali, fatto di per se estremamente grave, ma ha anche creato un sistema finalizzato ad indurre i terzi a preferire i suoi professionisti di fiducia invece di altri professionisti operanti nel settore in ambito locale.E così dall’analisi dei Forestali, dei dati attinti dai registri di protocollo relativi al comune di Molfetta presenti nell’ufficio della Regione Puglia, è emerso che le progettazioni di tale studio tecnico dopo l’assunzione dell’incarico di dirigente sono aumentate del 600%. Per raggiungere tale obiettivo, infatti, il Dirigente ha creato un sistema di concentrazione del potere amministrativo e di controllo in materia urbanistica monopolizzando le decisioni e le istruttorie più importanti nel settore (vedi la materia paesaggistica e la gestione dei comparti) ed infine attribuendo frazioni di potere solo alle persone a lui vicine. Nello specifico ha consentito di realizzare vere e proprie lottizzazioni abusive mediante atti amministrativi illegittimi basati ora su dichiarazioni false dei tecnici, ora su atti e pareri ideologicamente falsi, facendo passare inoltre con DIA interventi invece da sottoporre alla procedura più complessa del permesso di costruire.

In quest’ottica l’UTC ha omesso di trasmettere atti per il parere dell’Autorità di Bacino, alla Soprintendenza dei Beni Pubblici, ha omesso di applicare procedure che imponevano la delibera del Consiglio Comunale, consentendo a terzi di realizzare ciò che gli strumenti urbanistici vigenti non avrebbero mai consentito. Così  l’Hotel Tritone (il cui proprietario è stato arrestato) viene trasformato in edificio residenziale, depositi agricoli divertano villette o ristoranti, capannoni abusivi sono variati in complessi residenziali, terreni agricoli diventano edificabili con enormi volumetrie. Attuando la medesima strategia nella redazione del Piano dell’Agro, lo stesso Dirigente in palese situazione di incompatibilità ha favorito la destinazione di 30 ettari di proprietà della sua famiglia facendoli passare da suoli agricoli a suoli di portata edificatoria di tipo agrituristico e energetico.

La gravità delle condotte contestate al dirigente e soci vanno bel al di là delle illegalità amministrative commesse a scopo di lucro e ridondano, infatti, sugli aspetti paesaggistici, idraulici e idrogeologici. Molte sono infatti le costruzioni che sono state realizzare senza il rispetto delle norme di tutela del sistema delle lame e di corsi d’acqua che insistono sul territorio di Molfetta creando una preoccupante situazione peraltro documentata anche da recenti eventi calamitosi sia pure fortunatamente con conseguenze relativamente ridotte.