Quando un corso ti salva la vita: l’esperienza sul campo con il TCCC

redazione

Sono ancora in pochi a saper immediatamente associare al suo significato l’acronimo TCCC.

L’abbreviazione sta per Tactical Combact Casualty Care, un corso progettato per fornire a operatori (sanitari ma non solo) gli elementi essenziali che potrebbero aumentare la loro capacità di sopravvivenza in luoghi e situazioni ostili e potrebbero limitare i danni in caso di conflitto. Il 75-90% delle morti in combattimento avviene prima che si raggiungano strutture sanitarie di primo soccorso, diventa quindi necessaria una preparazione sulle prime cure da fornire durante eventi che maggiormente possono accadere in zone di rischio: emorragia massiva, pneumotorace, problemi alle vie aeree, infezioni.  Il corso prevede anche un addestramento pratico intensivo.

“Oltre alla parte teorica, risulta fondamentale quella pratica – evidenzia Gaetano Mortati, istruttore TCCC e co-fondatore insieme a Ian McDevitt della WARTEMS (We Are Tactical Emergency Medical Services -, “costruita” e realizzata in condizioni di stress massimo, e comunque più realistico possibile se si pensa ai concitati momenti della prima emergenza e ai luoghi in cui il soccorso deve avvenire. Si simula una situazione di pericolo imprevisto grave, con battito accelerato, scarsa lucidità, adrenalina a mille, tutte quelle condizioni insomma in cui il rischio di commettere errori è altissimo”.

Intuitivamente, appare chiaro il nesso tra TCCC e ambito militare. La sua origine si colloca infatti nella medicina “tattica”, studiata sul campo e lì esperita, in continua evoluzione: autodifesa e primo soccorso con mezzi rapidi ed efficaci per la sopravvivenza del ferito anche in presenza di traumi multipli. Competenze teoriche e soprattutto pratiche indispensabili in casi di attentati, gravi incidenti, calamità naturali, così che ciascuno possa auto-soccorrersi e soccorrere, e, soprattutto, collaborare con i soccorritori troppo più spesso, negli ultimi anni, divenuti i protagonisti dell’attualità nostrana e non solo. Una sorta di “addestramento” alla rapidità e alla lucida efficacia in ambito civile, quando l’unico nemico contro cui scontrarsi è il tempo, quello legato alla sopravvivenza e quello inteso quale variabile di “combattimento” in un qualunque “teatro operativo”. Una preparazione alla reazione immediata.

“E’ stata davvero una scoperta. Lo scetticismo iniziale su un corso che pare mirato e finalizzato solo ad alcuni ambiti e ad alcune professioni si è rivelato uno strumento da estendere a ogni singolo cittadino. Perché avere gli strumenti di pronto intervento e primo soccorso anche in casi estremi, in certi momenti è davvero questione di vita o di morte. Ciascuno di noi, anche personale non sanitario, può salvare vite”. La dichiarazione è di Angelo Corsi, medico odontoiatra di Roma, che, a giudicare dal ricco curriculum, non avrebbe avuto bisogno del TCCC. Eppure, la sua sorpresa e l’entusiasmo a seguito dell’attestato ricevuto meritano una riflessione. Banalmente, ciascuno potrebbe pensare al proprio mondo, alle quotidianità della propria vita, alle imprevedibili eppure reali situazioni di rischio che ogni giorno si trova ad affrontare. O – forse ancora più banalmente – ci si potrebbe soffermare sulle tragedie, improvvise e inaspettate, che stanno sconvolgendo i nostri territori. TCCC è una risposta eccellente alle tante domande che ci si pone di fronte a certe immagini e a certe storie, così da avvicinarsi a uno strumento ancora tristemente poco conosciuto in Italia eppure così diffuso in Usa e non solo.