Rieti, il carcere è semivuoto

Paola Fusco

"Un carcere all’avanguardia, per oltre 300 detenuti, che potrebbe contribuire ad alleviare il problema
del sovraffollamento nel Lazio, attualmente utilizzato a meno di un terzo delle sue capacita’ con 78 posti attivati e gia’ sovraffollati da oltre 100 detenuti". E’ il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, a denunciare la "vicenda paradossale" del nuovo carcere di Rieti in una lettera al provveditore regionale dell’ amministrazione penitenziaria, Angelo Zaccagnino. "La Casa circondariale di Rieti Nuovo Complesso, che si estende su un’ area di 60mila metri quadrati – ricorda Marroni – ha tutte le carte in regola per essere un modello visti gli spazi interni ed esterni destinati non solo ad accogliere 300 detenuti e detenute, sia comuni sia di alta sicurezza, ma anche idonei ad attivita’ di formazione scolastica, professionale e trattamentale". Il problema e’ che "dell’ intera struttura, oggi
e’ in funzione uno solo dei due padiglioni detentivi (la cui capienza e’ di circa 70 posti), che ospita oltre 100 detenuti in due sezioni di due piani; i reclusi sono stipati in celle singole o doppie che contengono quattro persone ognuna, comprese sei celle di isolamento". "In queste condizioni – scrive il Garante – le attivita’ previste si svolgono nelle tre aule scelte per la didattica e in una stanza, in origine adibita ai colloqui con gli operatori, che attualmente funge anche da biblioteca visto che
lo spazio per la biblioteca centrale e’ previsto, come altri spazi ricreativi, nel padiglione G, purtroppo inutilizzato". Nel padiglione ancora chiuso ci sono tre reparti, ognuno dei quali ospita tre sezioni suddivise in tre piani. Il campo da calcio viene usato sporadicamente, solo per tornei organizzati.
Il teatro e’ chiuso perche’ non in regola con le normative sulla sicurezza, e la palestra e’ sprovvista di attrezzature. Dal punto di vista sanitario, inoltre, gli spazi destinati agli ambulatori e alla degenza non sono mai stati aperti per carenze di organico e di strumentazioni mediche.  "La situazione del carcere di Rieti e’ l’ emblema di come funzionano le cose nel campo della detenzione in Italia – lamenta Angiolo Marroni – Se solo funzionasse a pieno regime, le cose nel Lazio andrebbero un po’ meglio dal punto di vista del sovraffollamento e della qualita’ della vita in carcere. Invece, la carenza di agenti di polizia penitenziaria e di fondi fa si’ che una struttura modello debba funzionare ad un
terzo delle sue potenzialita’".