Rifiuti, dieci arresti in Calabria e Puglia

Paola Fusco

   Disastro ambientale e associazione a delinquere finalizzata all’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti pericolosi. Sono questi i reati ambientali che hanno portato stamattina all’arresto di dieci persone nell’ambito di una vasta operazione del Corpo forestale dello Stato condotta nelle province di Reggio Calabria, Brindisi e Lecce. Tra gli arrestati il proprietario di un’industria di laterizi, gli intermediari e i trasportatori mentre, agli arresti domiciliari, sono finiti alcuni dipendenti della centrale Enel di Brindisi e quelli dell’industria di laterizi. Notevole è il danno ambientale provocato dallo smaltimento illecito dei rifiuti pericolosi. L’inquinamento provocato dal rilascio di composti solubili, infatti, ha effetti dannosi sulla salute pubblica a causa delle sostanze contaminanti nel suolo, nel sottosuolo e nella falda idrica. Bisogna inoltre considerare l’alterazione paesaggistica ed idrogeologica, con conseguenti rischi di dissesto in un’area sottoposta a rigorosi vincoli. Il tratto di costa di fronte a Lazzaro è infatti un sito di importanza comunitaria denominato “Fondali da Punta Pezzo a capo dell’Armi”. Le indagini degli uomini del Corpo forestale dello Stato, avviate nel 2005 e condotte dal Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale di Reggio Calabria, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. La complessa attività investigativa, intrapresa dietro segnalazione di privati cittadini, ha accertato l’esistenza di un’organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti pericolosi prodotti in Puglia presso la Centrale ENEL “Federico II” di Brindisi, in località Cerano e smaltiti illecitamente nel Comune di Motta S. Giovanni (RC), in località Lazzaro. Si tratta della più grande centrale termoelettrica d’Italia a carbone e una delle più grandi d’Europa. I rifiuti venivano occultati in una cava di argilla adiacente un’industria di laterizi in un’area sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico di proprietà della Ditta Caserta s.n.c. Gli scarti, classificati come rifiuti pericolosi, venivano trasformati con certificati di analisi insufficienti in rifiuti non pericolosi ed avviati  apparentemente a recupero per la produzione di laterizi. Il vasto traffico illecito è stato scoperto sia grazie all’acquisizione di documenti, di riprese video e di intercettazioni telefoniche che ai numerosi sopralluoghi realizzati dalla Forestale presso le imprese produttrici dei rifiuti e presso il sito di destinazione finale. Tutte le attività illegali sono state condotte con la consapevole collaborazione, partecipazione e il supporto di vari soggetti (produttori dei rifiuti, intermediari, trasportatori, destinatari) creando un’organizzazione con le caratteristiche dell’associazione a delinquere per il traffico illecito di rifiuti. Migliaia sono le tonnellate di rifiuti smaltite miscelando tra loro le diverse tipologie di scarti, spacciandoli per rifiuti non pericolosi e occultandoli in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale a poca distanza dal mare e adiacenti a terreni agricoli. Circa 100mila le tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente nel 2006 e 2007 per un profitto di oltre 6milioni di euro l’anno, mentre si aggira intorno ai 20milioni di euro la spesa stimata per lo smaltimento del materiale in discariche idonee. Sono stati posti sotto sequestro dalla Forestale anche la cava, l’industria di laterizi con automezzi e macchine per movimento terra e 15 autoarticolati (motrici e rimorchi) utilizzati per i trasporti dalla Puglia a Reggio Calabria, per un valore totale di circa 7milioni di euro.