Roma, irregolarità e anomalie in 156 appalti del Comune

Francesco Giugni

La gestione di alcuni appalti del Comune di Roma sarebbe fuori controllo.

L’affermazione a dir poco inquietante è contenuta in un rapporto che l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), presieduta dal magistrato Raffaele Cantone, ha redatto dopo aver effettuato un’ispezione sui documenti relativi all’assegnazione di 156 appalti avvenuta tra il 2010 e il 2015.

Il problema nasce dal fatto che coloro i quali dovrebbero controllare (dirigenti comunali) e verificare l’applicazione delle corrette procedure non lavorano più al Comune, o perché sono andati in pensione o perché hanno cambiato lavoro o semplicemente perché trasferiti a ricoprire altro incarico.

Il Campidoglio e la stessa amministrazione di Roma Capitale riconoscono le irregolarità commesse dai propri dipendenti nella mancata attribuzione di nuovi codici ai responsabili subentrati. Il segretario generale del Campidoglio, quindi, ha ordinato agli uffici di scoprire  i codici CIG legati ai nominativi del personale andato in pensione o trasferito entro il 20 maggio e di accertare entro il 30 del mese le gare con codici gestiti in modo anomalo.

Le “patologie” riscontrate dall’Anac negli appalti del Comune di Roma sono di diverso tipo ma portano, essenzialmente, ad affidamenti diretti di lavori il cui valore supera i 40 mila euro, somma che costituisce il limite per le trattative dirette con un unico fornitore da parte dei responsabili del procedimento.

Il metodo utilizzato, secondo l’Anac, è quello del “frazionamento artificioso”, cioè di procedure all’affidamento diretto di appalti di valore ben superiore suddividendoli in più appalti sul filo dei 39 mila euro, andando contro, quindi, ad ogni principio di trasparenza, economicità e buon andamento dell’azione amministrativa.

Ma l’Anac ha anche individuato anomalie opposte riguardo agli appalti tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 del dipartimento delle Politiche Sociali che espletavano regolari “gare” per importi particolarmente esigui (certamente inferiori ai 40 mila euro) destinati a eventi culturali o manifestazioni natalizie o carnevalesche.