Sicurezza alimentare, italiani preoccupati

Paola Fusco

La sicurezza dei cibi preoccupa gli italiani, attenti alle insidie che possono nascondersi nel piatto. Il 90% dei connazionali è molto o abbastanza preoccupato, contro l’8% che dichiara di esserlo poco o per nulla. E, a sorpresa, i giovani si rivelano i più timorosi: è il target 18-43 anni, infatti, a risultare maggiormente inquieto (98%). Questi alcuni dati emersi dallo studio ‘Sicurezza alimentare, la percezione dei consumatori’ realizzato dalla Fondazione UniVerde e Ipr Marketing in occasione dell’incontro, oggi a Roma, ‘Mucca pazza dieci anni dopo’. Quando in casa ci sono bambini, rivela inoltre l’indagine condotta su un campione di 1.000 cittadini, la preoccupazione per ciò che finisce a tavola lievita ulteriormente: l’81% dei connazionali, infatti, riconosce nella prole una variabile che incide fortemente sui propri timori. Quanto alle tipologie dei prodotti alimentari percepiti come più sicuri, gli italiani indicano al primo posto quelli agricoli freschi (52% intervistati), seguiti, ma a lunga distanza, dai prodotti agroalimentari industriali (16%) e dai prodotti agricoli trasformati da piccole/medie aziende artigianali (15%). Più controllati e dunque sicuri, a detta dei connazionali, carne bovina (43%) pane e pasta (42%), latte e formaggi (35%), frutta e ortaggi (32%), polli e uova (31%), pesce (15%), carne suina (11%). Ed è proprio la sicurezza a dettare legge nel nostro carrello. Nell’acquisto di un prodotto alimentare, infatti, il 52% degli italiani considera questo aspetto una priorità, più del gusto (31%) o del prezzo (17%). Quanto ai canali d’acquisto, ci fidiamo prevalentemente del produttore/coltivatore (74%), seguono super e ipermercati (72%), il negozio al dettaglio (57%) e, in ultima battuta, il mercato rionale (46%), che a quanto pare non riesce a conquistare la nostra fiducia. La provenienza del prodotto è la cosa che sopra ogni altra ci fa sentire tutelati (45%), segue il rapporto diretto con il produttore (19%), la storia e la tradizione dell’azienda produttrice (17%), la notorietà del marchio (16%).