Sicurezza negli stadi: sarà PassaSport la soluzione?

Veronica Molese

E’ partita a dicembre, dallo stadio Friuli di Udine, la sperimentazione del PassaSport: un passaporto per l’accesso agli stadi dei tifosi, contenente un microprocessore ed un’antenna per la trasmissione dei dati in radio frequenza. Una scelta sicuramente collegata alle iniziative pensate e messe in atto, negli ultimi tempi, per scoraggiare la violenza negli stadi, controllandone gli accessi.
L’iniziativa siglata tra il presidente dell’Udinese, Franco Soldati, e l’amministratore delegato della Gep, Paolo Pepori, utilizza la stessa tecnologia del passaporto elettronico, garantendo lo stesso livello di sicurezza nell’identificazione della persona e gli stessi dispositivi contro la falsificazione.
Per ora la fase di sperimentazione, che durerà sino a fine campionato, riguarda i giornalisti accreditati allo stadio Friuli; uno dei varchi di accesso è stato dotato di un’apparecchiatura palmare dotata di antenna e radiofrequenza e di un software di lettura. Il controllo avviene in 200/300 millisecondi, abbattendo notevolmente i tempi medi di accesso allo stadio e garantendo un controllo più sicuro ed accurato dei tifosi.
Il tutto pensato nel rispetto e nella tutela della privacy del possessore, i cui dati anagrafici, inseriti nel documento in assoluta sicurezza e con l’esplicito consenso, vengono criptati, al fine di evitarne una possibile falsificazione.
Per capirne di più sui possibili sviluppi del PassaSport abbiamo intervistato l’Ing. Luigi Ludovici del Coni, organo supervisore e sostenitore di tale iniziativa.

Ingegnere il Coni in che termini è coinvolto nel progetto PassaSport?
Il Coni fa parte dell’Osservatorio Nazionale delle manifestazioni sportive, con il quale sta cercando di istituire una ‘carta del tifoso’, strumento che, oltre a fornire delle opportunità di business per le società sportive, dal punto di vista commerciale e di marketing, nasce essenzialmente per soddisfare un’esigenza di sicurezza, in quanto strumento rilasciato a tifosi ed appassionati di sport “certificati” come persone prive di precedenti negativi, potremmo dire ‘tifosi buoni’, ai quali non solo verrà fornito l’accesso agli impianti per assistere alle manifestazioni sportive in generale, ma ai quali verrà anche fornita, dalle società sportive, una serie di opportunità e di servizi.
Noi con la Gep abbiamo già avviato delle forme di collaborazione l’anno passato, in occasione degli Internazionali di Tennis, attraverso una sperimentazione rivolta proprio ai giornalisti; attualmente stiamo definendo un accordo di collaborazione più ampio proprio per mettere in piedi soluzioni di tale genere anche per altre tipologie di eventi sportivi.
Non è escluso che il Coni darà una mano alla Gep nella sperimentazione del PassaSport.

L’accesso sarà permesso solo ai possessori della carta?
No, in prima battuta la tessera sarà uno strumento acquisito su base volontaria, con controllo della persona sulla base di una ‘black list’ del Ministero degli Interni, per verificare se vi siano i requisiti necessari per averla. Ovviamente limiti e modalità per ottenere la tessera saranno stabiliti dalle autorità di pubblica sicurezza.
L’obiettivo dell’Osservatorio, di cui io faccio parte in qualità di rappresentante del Coni, è quello di individuare le caratteristiche generali del sistema complessivo di gestione di questo strumento, per agevolarne l’applicazione.

Ingegnere un’ultima domanda. La violenza nello sport purtroppo è ormai un fenomeno sempre più frequente e non solo nel settore calcistico. Secondo Lei, si potrà tornare all’idea originaria dell’evento sportivo, che non abbia bisogno della massiccia presenza delle forze dell’ordine?
Le linee guida dell’Osservatorio sottolineano le ulteriori rivoluzioni sul versante della sicurezza negli impianti sportivi, con l’utilizzo degli steward, obbligatorio dal 1° marzo, e con la carta del tifoso, proprio per rivendicare l’idea che la sicurezza sia affidata ad una combinazione di impegno privato, da parte dell’organizzazione sportiva che cura l’evento, e di presenza delle forze dell’ordine, sempre più discreta e comunque destinata all’esterno dell’impianto.
Una sperimentazione sarà fatta tra poco a Bologna, in occasione della Final Eight di Pallacanestro, non avendo nessun rappresentante delle forze dell’ordine all’interno dell’impianto e affidando in toto la sicurezza agli steward, persone che rispondono direttamente all’organizzatore dell’evento.
E’ chiaro comunque che tutto questo passa per discorsi molto più ampi, non bisogna ragionare solo in termini di repressione, ma in termini di prevenzione. E’ necessario attuare una vera e propria educazione alla legalità, che dovrebbe anzitutto essere destinata alla popolazione giovanile, ai tifosi di oggi ma soprattutto a quelli di domani.